MEDITAZIONE DI DON G. MILANI
NELLA QUINTA DOMENICA
DOPO LA PENTECOSTE

Più di una volta il Signore Gesù ha risposto ad una domanda, più che in modo diretto, con il racconto di una parabola a insegnare o – addirittura come fa qui – in modo piuttosto brusco, colpendo gli ascoltatori con esortazione esigente: “Sforzatevi (Ἀγωνίζεσθε fate a gara) di entrare per la porta stretta!”. Un tale – dice il brano del vangelo che ci è proposto – gli ha posto una domanda (che evidentemente non è interesse per statistiche previsionali), nel fare la domanda, quel tale, si sente vicino al Signore: lo ascolta, si stima tra gli amici, dà dunque per scontato di essere tra i salvati. Gesù avverte quest’animo, questa superficialità nel seguirlo che non intende lo spirito profondo delle parole di Gesù: vi è forsanche entusiasmo, ma è tutto nell’immediato e nel materiale, non proprio adesione al suo messaggio di conversione intima. È un poco come, nella domenica passata, il considerare la legge nella sua letteralità, non a guidare l’interiorità dell’uomo.

Andare dietro al Signore è impegno serio della persona, non di gesti che non incidono in un cambiamento vero, nell’orientare la vita. Come tanto spesso il Signore ha pronta l’immagine, prima della porta stretta e subito del Padrone di casa che ha da chiudere. È di quelle immagini così allusive di cui è immediato vedere la trasparenza che lui stesso vi gioca: il padrone è palese sia lui Gesù e gli ascoltatori sono subito coinvolti a rappresentare tutti noi cui pure è rivolta la sollecitazione ad impegno. Seguire il Signore Gesù, non è questione leggera come avviene anche oggi – fai esempio – nel tifo per lo sportivo del cuore, in cui fin ti scalmani ad acclamarlo, ma non interessa la vita nel significato del tuo umano. Andar dietro a Gesù, non è nelle mode, e neppure nei gesti religiosi, se restano solo tali; la sequela del Signore coinvolge la vita, nel senso più profondo, dall’orientamento intimo ad ogni muoversi nell’azione. Sono andato a Messa, ho adempiuto il mio compito! Se il mio cristianesimo è tutto qui, non posso reclamare come nell’allusione del nostro brano di vangelo.

Non posso solo in un adempimento esteriore pensare, come quelli cui si rivolge Gesù, d’esser amico del Signore; il rischio è certo di rimanere sorpresi per non essere riconosciuti (del resto: da chi abbiam voluto conoscere solo con coinvolgimento tanto leggero). A Gesù non interessa il seguito del momento, né gli entusiasmi d’acclamazione che restano tali senza coinvolgere la persona, lui mira alla vita, al volgerla all’impegno per raggiungere la meta dell’incontro con Dio che avviene con il cambiare il modo di vedere la realtà nella luce della sua parola.

 

Don Giovanni Milani