LECCO – Sono passati 25 anni dalla scomparsa di Lorenzo Mazzoleni, il prodigio dei Ragni di Lecco che il 29 luglio del 1996 non fece ritorno da una spedizione sul K2.
A raggiungere la vetta insieme a lui i compagni Giulio Maggioni, Mario e Salvatore Panzeri ma di Mazzoleni si persero le tracce nella discesa: non fece mai ritorno al campo base e fu individuato solamente il giorno dopo, a circa 8mila metri di quota. L’ipotesi è che l’alpinista sia scivolato, nei pressi della via Cesen, nell’area conosciuta come Collo di Bottiglia.
La sua fu una “scalata” fulminante: a 10 anni iscritto al Cai di lecco, a in vetta al Grand Paradiso, a 18 anni il suo ingresso nei Ragni e a 19 il viaggio in Patagonia dove aveva aperto la prima via sulla Ovest del Sarmiento. 22enne aveva conquistato il Cho Oyu – il suo primo 8mila – e l’anno successivo era entrato a far parte degli accademici del Cai.
Le sue scalate, però, non si erano certo fermate e in breve tempo affrontò l’Everest, l’Aconcagua, il McKinley e la scalata del K2 rientrava nel progetto di giungere in vetta alle Seven Summits, le cime più alte di ogni continente.
Scanzonato ma ligio alla preparazione atletica e tecnica il suo ricordo è portato avanti dagli “Amici di Lorenzo” – responsabili dell’apertura di un ambulatorio in Pakistan, ad Askole – e “Namaste di Bulciago”, che invece ha operato in Nepal con l’inaugurazione di una scuola.