L’OPINIONE DI PAOLO TREZZI:
“ORDINE E DISPREZZO
PER NON INTERROGARSI”

Dopo il lancio sulla newsletter, Gattinoni ha chiamato pure la stampa per illustrare provvedimenti meramente repressivi, fatti come se il Comune fosse una sezione staccata della Questura.

Ordinanze, divieti, telecamere.

La presenza dell’assessore al Welfare Manzoni, lì insieme all’assessora alla Sicurezza, Piazza, era mero diversivo.
Giusto al più per mischiare delinquenza, che è una cosa, e disagio, che è ben altro

Il ritrovarsi, non gestito ma represso.
I giovani – di nuovo  – son tema derubricato a mero ordine pubblico.

Zero responsabilizzazione, zero coinvolgimento. Solo divieti e controlli.
Zero alternative per il tempo in città, zero spazi liberi non commerciali.
È più facile repressione e ordinanze.
Manco funzionasse.

Peraltro così ordinanze e divieti cadon addosso a tutti. Vuoi andare in biblio da via Volta? Basta, vietato. Anche se sei un ragazzino di scuola, un anziano che deambula precario. Fai il giro largo.
Anzi stai alla larga.

Vuoi trovarti con gli amici non sotto il sole? Vietati gli assembramenti. Fate gruppi da due. E mantenete la distanza. No, non è il Covid è la Polizia che si è sostituita all’Amministrare.
Chiunque tu sia.

Il Viale è una zona degradata?
Ma non perché i ragazzini si picchiano, questa è, al più, la conseguenza, ma per l’assenza di armonia, di proposte, di strutture accoglienti.
Soluzione: decine di telecamere. Controllo. Utile solo alla repressione.

Pongo qui una domanda: per la nostra convivenza civile, che posto hanno le persone con desideri e difficoltà?

Perché dentro quei sotterranei, intorno ai parcheggi, lungo le vie a fianco i centri commerciali ci son soprattutto, innanzitutto, persone.
E non sono i senzatetto, gli ucraini che stonano con il decoro urbano.
Sono cittadini, giovani, persone.

E allora, ben oltre le ordinanze che vietano anche a chi nulla ha fatto e nulla farebbe.
Possiam pensare – insieme a loro, a chi abita il tempo – una città, un non-luogo dove ri-trovarsi, re-inventarsi, senza spendere 50 € a sera in fintoesclusivi e fintoaggreganti locali luoghi demmerda?

Più CAG, per esempio.
Quello al Parchetto a Maggianico è chiuso e non sostituito da oltre 10 anni malgrado le promesse che fosse solo per pochi mesi.
Più spazi di socialità liberi, anche dalle auto, sono un modo non secondario per intervenire nella città perché diventi una bella città

Capisco l’inquietudine a tenere in ordine gli spazi e che risultino godibili da parte di tutti, ma mi spaventa questa ricerca ostinata a tutti i costi del solo ordine questurino e decoro urbano.
Colpendo tutti per educarne zero.

E proprio quei giovani, quegli abitanti dei sotterranei sono solo da cacciare o possiamo chiederci chi sono? (Di cosa hanno bisogno? Cosa stanno chiedendoci? Cosa possono offrire?)

Accettare di interrogarci è non chiudere il futuro.

Paolo Trezzi