LIBRI DI SCUOLA, CONTROREPLICA
DI TREZZI: “CHI E’ IL PRIMO
CHE PROVA A PROVARCI?”

Deve aver ragione, ha ragione, il libraio Dario Consonni, visto il suo ruolo e l’esperienza sul campo.

Cambiare non si può.

Provare a cambiare l’esistente, infatti, presuppone la volontà di provarci e ancor più, e ancor prima, pensare di poter/dover cambiare.

Quindi cambiare non si può.

Ogni tanto, come in questi casi, mi viene in mente don Lorenzo Milani, spedito in fondo al buio del mondo, come era Barbiana, a far da parroco in una manciata di case e altrettanti ragazzini.

Ha cambiato la scuola, tutta, e anche un poco, almeno, la società.

Noi non riusciamo nemmeno a cambiare un libro di scuola.

O, più paradossalmente, a non doverlo cambiare quasi ogni anno perché così vuole la lobby degli editori.

Credo anch’io, come dice giustamente il libraio Dario, che una forte e praticabile modalità di calmierazione dei costi sia un’organizzazione Istituzionale del mercatino dei libri usati.

Capillare, in ogni scuola, aggirando così quella delle grandi librerie che con i loro sconti con obbligo di spesa nello stesso esercizio fanno doppio affare.

Sono anche concorde, seppur parzialmente, sui rischi ideologi della produzione del “book in progress”, cioè gli opuscoli didattici preparati direttamente dal professore al posto dei libri di testo. Ma non mi pare un buon motivo, o un rischio così concreto, per eliminare la possibilità.

Ma per tornare ai libri di testo da acquistare direttamente dall’editore mi chiedo perché questa perentoria arrendevolezza? “No gli editori non lo faranno mai”.

Io mi domando: abbiamo chiesto agli editori?

Perchè se pensano al profitto, come lascia ben intendere lo stesso libraio.. preferiranno vendere i libri alla scuola o non venderli affatto?

Se mandano in giro, così alacremente, i loro rappresentanti Istituto per Istituto, scuola per scuola, classe per classe, insegnante per insegnante qualche interesse a vendere i propri testi mi pare che ci sia e quindi si torna alla domanda: “preferiscono vendere i libri alla scuola o non venderli affatto?

Infine non mi è chiara la storia dei giri dei rappresentati degli editori nelle scuole agli insegnanti.. questi ultimi si fanno convincere no hanno strumenti per contrastarli?

 

Io sono ancora qui. Chi è il primo Dirigente, consiglio di Istituto, Insegnanteche prova a provarci?

Paolo Trezzi