Giovedì 4 marzo i sindaci dei comuni della nostra provincia sono chiamati a votare nell’assemblea dei Soci di Silea, un atto di indirizzo per l’affidamento della costruzione e gestione della rete teleriscaldamento da allacciare all’inceneritore.
Suona strano che ad appalto chiuso anche se non espletato (ha partecipato una sola società, Varese Risorse del gruppo ACSM-AGAM) si debba ancora votare da parte dei sindaci un atto di indirizzo: viene allora da chiedersi perché è stata indetta la gara d’appalto.
Il Nostro Coordinamento è sempre stato contrario a questo progetto, soprattutto perché la fonte primaria di calore fino alla sua dismissione è l’inceneritore che sarà utilizzato al massimo carico termico (più del doppio del necessario). Il fatto che si dica che nel 2032 l’inceneritore verrà spento non ci rassicura: che certezze ci sono che ciò avvenga? L’assemblea dei sindaci metterà nero su bianco questo impegno?
Per allacciare il teleriscaldamento e per rinnovare il forno si sono fatti e si faranno in futuro investimenti importanti per molti milioni di € (il totale probabilmente ad oggi già supera i 10 milioni di €). Questa somma poteva essere impiegata in una riconversione dell’impianto (ricordiamo lo studio fatto da Silea sulla fabbrica dei materiali) e in un potenziamento delle attività di raccolta differenziata e riciclo. Azioni di questo tipo, in linea con una visione moderna della gestione dei rifiuti, avrebbero potuto portare ad una dismissione progressiva del forno a partire dal 2024, anno in cui verranno ripagati gli investimenti fatti all’inizio del 2000 per raddoppiare l’impianto.
Sulle voci di possibili scenari di utilizzo di fonti rinnovabili per il teleriscaldamento, riscontriamo anche questa volta l’impossibilità per i cittadini di accedere alle informazioni. Le commissioni ambiente tenute nei comuni di Valmadrera, Lecco e Malgrate si sono svolte a porte chiuse e con impegno scritto dei partecipanti alla non divulgazione. Non ci si nasconda dietro scuse come possibili problemi legali di turbative d’asta o di divulgazione di segreti industriali: c’è solo una società cui può andare l’appalto ed ai cittadini non interessano i segreti industriali, ma sapere come verrà salvaguardata la propria salute e spesi i soldi che vengono versati come tasse.
Finché non si capirà che i processi vanno condivisi e non si devono subire le scelte degli “esperti” (quasi sempre portatori di interessi economici), la politica resterà un qualcosa di lontano e continuerà ad avere una valenza negativa. A questi, per noi, cattivi amministratori ricordiamo che tra un SÌ ed un NO c’è il COME, cioè il modo in cui vengono prese le decisioni!
Da indiscrezioni apprese da articoli sui giornali, sembra che una delle fonti rinnovabili che verranno utilizzate in futuro sarà il Biometano, forse quello generato ad Annone con il compostaggio. La quantità però non sarebbe sufficiente per un teleriscaldamento come quello a progetto, ma coprirebbe solo un terzo della potenza necessaria. Ci sembra anche questa una cattiva notizia: il futuro va verso sistemi di riscaldamento con acqua a bassa temperatura che aumentano l’efficienza energetica. Che ora si proponga un teleriscaldamento che utilizza acqua vicina ai 100 gradi con dispersioni nelle tubazioni (in media i teleriscaldamenti perdono più del 10% di calore nei tubi), ci sembra una vera baggianata termodinamica.
Ricordiamo che nei tre comuni interessati, più del 95% dei riscaldamenti è già a metano e parte dei condomini ed abitazioni utilizzano caldaie a condensazione (cioè ad alto rendimento e probabilmente superiore a quello del teleriscaldamento). E allora perché non vendere il biometano ai cittadini invece di investire altri 50 milioni?
Forse una risposta sta nel fatto che ACSM-AGAM vende GAS: allacciandosi al teleriscaldamento le utenze sostituiranno le caldaie con gli scambiatori di calore ed in modo indiretto pagheranno il gas alla società che gestisce il teleriscaldamento. Di conseguenza gli utenti non potranno più scegliere dove comprare il gas al minor costo e dovranno pagare l’acqua riscaldata al prezzo che il gestore deciderà.
A chi si arrampica sui vetri chiedendo “la certificazione di origine del metano”, ricordiamo che Bio o no il metano genera CO2 e più si scalda l’acqua più se ne produce. Il futuro passa per riscaldamenti che vadano progressivamente ad eliminare la combustione (es. pompe di calore) e per una efficienza energetica degli edifici.
C’è infine la questione di tutti gli altri 84 comuni soci di Silea che non utilizzeranno il teleriscaldamento: che interessi hanno ad entrare in questa vicenda? Come soci partecipano economicamente agli investimenti necessari al forno ed a eventuali rischi nel caso questa iniziativa non andasse a buon fine (esempio per mancanza di utenze). Gli impianti però (rete e centrali) al termine del periodo di concessione diventeranno di proprietà solo dei tre comuni Lecco, Valmadrera e Malgrate ed agli altri non resterà nulla.
Chiediamo quindi ai Sindaci se hanno i dati necessari ed hanno fatto con coscienza tutte le valutazioni economiche del caso.
Per tutto questo riteniamo sia necessario sospendere l’approvazione di questo appalto e intavolare un approfondimento ed una discussione pubblica che coinvolga in primo luogo i cittadini, le associazioni e tutti coloro che hanno interessi nella vicenda in modo che si decida con la partecipazione di tutti.
Oltre alla salute non bruciamo anche i nostri soldi!
Coordinamento Lecchese Rifiuti Zero
L’altra Via
Circolo Ambiente Ilaria Alpi
Gruppo Difesa Natura Suello
LEGGI ANCHE
SILEA E LA TRASPARENZA SUL TELERISCALDAMENTO: “LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE È UNA CASA DI VETRO?”
LECCO: TELERISCALDAMENTO E FORNO SPENTO DEL 2032. E SE TUTTO FOSSE UN ALIBI?