LECCO, TRA LE PULIZIE D’ESTATE
LE LETTERE DI QUEL ‘POLITICO’
“CHE SCAZZOTTAVA COI VERBI”

Durante queste ultime settimane ho finito di ripulire e ri-visitare qualche mio vecchio cassetto: ne sono riemerse residue testimonianze di un passato ancora recente e altre che vengon da lontano: quel che é scritto non svanisce nel nulla, come magari farebbe comodo.

Nei virtuali “cassetti” del mio personal computer ho infatti ritrovato qualche e-mail che ancora oggi potrebbe essere imbarazzante per chi l’ha scritta: mi rivolgo a chi fino a qualche tempo fa, con improvvida alterigia, consigliava ai propri simili di “collegare il cervello al tastierino” prima di postare frettolosi messaggi sul web che poi vi resterebbero a imperitura memoria. Un bel tacer… Transeat.

Mi sono ricapitati fra le mani anche “interventi” che per umanità spicciola avevo recapitato a qualche ormai ex compagno di strada che si piccava di voler fare Carriera in politica e ben oltre la Grande Lecco ma, prendendo abitualmente a cazzotti condizionali e congiuntivi, incespicava in modo imbarazzante soprattutto negli interventi “a braccio”.

Alla fin fine, dopo una corposa serie di magre figure in convention e convegni, gli consigliarono di rivolgersi al Partito perché gli fornisse un testo leggibile da lasciare poi agli Atti evitando di suscitare l’impietosa ilarità degli avversari interni, i cosiddetti Amici di partito. In questi casi e in quegli anni, il Partito altri non era che la penna del sottoscritto, che si prestava. Neppure sotto tortura farò i loro nomi che cristianamente non si può. No dai, non insistete.

Ho però sommessamente consigliato di dare almeno un’occhiata a grammatica e sintassi della Lingua italiana, necessari a chi volesse presentarsi e sfondare nell’agone più conteso. Non si é infatti mai visto in Italia un Politico di livello che non sappia declamare Decentemente l’idioma natio e magari anche masticar un po’ di Inglese. O forse no…

Claudio Baruffaldi