LE REGIONI COMPIONO 50 ANNI.
PER BRIVIO: “LIMITI E DUBBI
SINO ALLA COMPETIZIONE”

Mezzo secolo di vita delle Regioni a statuto ordinario. Un viaggio caratterizzato da alti e bassi, fermo restando che l’intuizione autonomista fu lungimirante e feconda: non a caso null’altro che un’applicazione della Costituzione italiana. Semmai venne tardi, ma nessuno può contestare il coraggio di quella scelta, anche perché i protagonisti di allora erano figli di una concezione statalista marcata e persino prepotente.

Negli stessi partiti storici c’erano molte resistenze nonostante la Democrazia cristiana, e in particolare la sua anima più progressista, potesse ispirarsi al pensiero autonomista di don Luigi Sturzo. Un lungo cammino che ha attraversato prove formidabili, anche nel senso etimologico di paurose, al solo pensare alla stagione del terrorismo, alle crisi economiche (a partire da quella petrolifera proprio nei primi anni della loro operatività), ma anche alle profonde metamorfosi verificatesi nelle alleanze politiche.

Di sicuro l’evoluzione delle Regioni ha portato un vento innovativo, a partire dall’elezione diretta del presidente, prodromo della formula che poi ha portato all’elezione dei sindaci. Ma come mai le Regioni spesso sono state al centro di critiche anche accese se non di correnti di pensiero che ne hanno predicato l’abolizione o la loro aggregazione? 

La mia esperienza amministrativa sul fronte provinciale e comunale mi ha permesso di cogliere la valenza regionale come opportunità e come riferimento legislativo e operativo; semmai le riserve nascono sulla mancata evoluzione di un’istituzione che ha prodotto forme di centralismo (anche con forme “decentrate” nei territori…) cioè l’esatto contrario della loro ragion d’essere. E ancora è proprio di queste ore direi la battaglia fervente contro la burocrazia che si sa è la zavorra del nostro paese e la madre di tutte le inefficienze. E invece proprio nell’organismo regionale si sono applicati i modelli statuali: rapidità e snellezza hanno perso via via la loro forza, la loro inerzia, il nome di una incapacità di organizzarsi in senso capillare e diffuso con lo scopo di valorizzare il rapporto con i comuni invece di soffiare aria dentro il Pirellone, simbolo e sintesi della concezione regionalistica lombarda.

Quindi nel salutare il compleanno regionale con spirito costruttivo, non posso non cogliere proprio in questa fase di emergenza pandemica alcuni limiti sia gestionali che concettuali. Lascio alla scienza il suo ruolo, ovviamente, ma in base a quale valutazioni si sono presi i provvedimenti adottati e le linee di intervento diverse tra regioni persino confinanti? Vi pare che in tempi così drammatici sia il caso di fare pagelle su questo o quel “governatore”? Lo decideranno gli elettori alla prossima tornata, ma mi sento di chiudere questa nota con l’osservazione che se non ci fosse stata a Roma, al governo e in parlamento, una cabina di regia, avremmo assistito alla rappresentazione, sì, di autonomie, ma in dissenso tra loro, quando non in competizione, su un tema essenziale come la salute. Che, converrete, in questo momento è l’ultimo fattore del quale abbiamo bisogno!

Virginio Brivio
Sindaco di Lecco