12 ottobre 2012: Roberto Formigoni viene duramente contestato a Lecco, la “sua” città, fuori dalla Sala Ticozzi. È un politico in declino ma ancora abbastanza “in alto”. Quella sera i suoi seguaci cantano “Uno di noi, Roberto uno di noi”. Lui sale sul predellino dell’auto e stringe mani, esulta.
Noi siamo lì con uno striscione che alcuni carabinieri tentano di coprire: “Povera patria schiacciata dagli abusi del potere. Di gente infame che non sa cos’è il pudore”.
22 febbraio 2019: Roberto Formigoni si costituisce nel carcere di Bollate. Un epilogo rispetto al quale è inutile aggiungere altro, tanto meno festeggiamenti sbagliati. Andava contestato quando era potente, quando lui e il suo sistema non avevano praticamente oppositori. Anzi, pallidi imitatori. Adesso è troppo facile speculare sulla sua caduta. Un pensiero però ai suoi “miracolati”, sulla via del riposizionamento politico: “Povera patria schiacciata dagli abusi del potere. Di gente infame che non sa cos’è il pudore”.
Qui Lecco Libera
Immagini dalla pagina Facebook di Qui Lecco Libera