SCUOLA E “RETORICA ANTIMAFIA”:
LETTERA DI UN GENITORE LECCHESE

Spettabile redazione di LeccoNews.lc,
sono un genitore di tre ragazzi dell’ICS3 di Lecco, le scuole che sabato scorso han dato vita al Legalitour, la marcia dell’antimafia a conclusione del loro percorso didattico sul tema della legalità.

Il filo rosso di ogni discorso era “per diventare cittadini democratici bisogna conoscere”.

Ebbene che cosa si vedeva, invece, sul palco degli oratori? Nel cortile della scuola elementare di Acquate? La retorica dell’antimafia. In piena contiguità con il potere, la scuola, il suo dirigente e le insegnanti messe al suo servizio, acriticamente.

E’ andata in scena, infatti, la retorica del bene. La passerella del potere. La legalità sterile. A singhiozzo. L’inganno della denuncia. Gli occhi tappati ai ragazzi sapendo di tapparli. Il Dirigente Cazzaniga che confondeva metodo con valore e retorica con denuncia.

Retoricamente infatti diceva:“perché la Istituzioni non devono nemmeno essere toccate dall’ombra della mafia”. Punto e a capo. E ora passiamo ai ringraziamenti a Comune e Istituzioni.

E chi voleva capire, capiva? O bisogna dare, soprattutto ai ragazzi, anche gli strumenti per conoscere, per capire?

Ed allora è serio che su quel palco, come se nulla fosse, facevano passerella davanti a genitori, bimbi e ragazzi il vicesindaco di Lecco Vittorio Campione, in rappresentanza di quel Primo cittadino che – seppur non indagato – interloquiva e interagiva con chi oggi è in carcere per reati legati alla criminalità? Un Sindaco che ha più volte cincischiato alla stampa e ai cittadini su quei fatti?

E non è imbarazzante sentir dire dal Vicesindaco: “ragazzi l’errore più grave è l’indifferenza” lui, che è lo stesso che si era messo, il 25 aprile, davanti ad uno striscione – per oscurarlo – che recitava: “Non essere complici, non mentire, non restare ciechi”? Non suona come una retorica stucchevole. Una presa in giro?

E vedere poi il rappreentante della Prefettura parlare del valore delle Istituzioni impegnate a combattere l’illegalità e che i ragazzi devono essere al loro fianco, ragionando con la loro testa, lui che è lo stesso che ha liquidato una gravissima intercettazione contenuta nelle indagini su Metastasi che vedeva un tale Giuseppe, dipendente della Prefettura, informare, illegalmente, il consigliere comunale Palermo, arrestato per mafia, con l’imbarazzante frase “Non c’è nessun Giuseppe che lavora in Prefettura”?

Non si poteva ricordare a tutti loro questi fatti? Bisogna aspettare il pronunciamento della magistratura? E allora le marce non servano a nulla. Non è compito dei cittadini la lotta alla mafia.

Ed il dirigente Cazzaniga in ossequioso ruolo di cerimoniere del potere, che innalzava la legalità come Valore e non come metodo? Creando così più sudditi che cittadini? Dati alcuni valori, concordati tra diversi, come accade nella società, la legalità è il metodo per far rispettare quell’accordo. Ma se si trasforma la legalità in un valore, con l’operazione feticistica e ideologica fatta sabato che cosa dobbiamo concludere? Che quando vigevano le leggi razziali era giusto denunciare gli ebrei?

E l’omertà sparsa a piene mani sabato che cos’é?

Un genitore di 3 ragazzi dell’Istituto comprensivo 3

 

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NOTA

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