Con l’avvicinarsi delle elezioni amministrative e con la conclusione del mandato Brivio, vien gioco far bilanci di beni e di mali. In questa fase politica il Partito Democratico cittadino dovrebbe recuperare, riappropriarsi di quelle sane modalità che erano la “autocritica” e, parimenti, la critica costruttiva.
L’amministrazione Brivio 2 non è piaciuta alla cittadinanza. Non è stata amata. E non lo è stata per vari motivi, tecnici ma anche, si passi il termine, “emotivi”, poiché poco si è fatto per fare sentire Lecco la “casa dei lecchesi”.
Ma non è dialettico, a fronte di questo stato di cose, essere i partigiani o della continuità o della rottamazione. Quasi che manicheisticamente non vi sia altra via da perseguire. Una linea di crescita democratica dovrebbe lasciare maggiore spazio critico, che si dovrebbe declinare nel pensionare i generali che hanno fatto i Cadorna ed alzare il grado ai generali che hanno vinto battaglie e che sono amati dai soldati. Ecco, una sana via di mezzo.
Il punto che andrebbe focalizzato ora è il realizzare il fatto che è un peccato che alcuni assessorati eccellenti debbano pagare il deficit di altri che sono stati appena mediocri. Il merito va riconosciuto, va premiato. A detta di molti concittadini l’attuale amministrazione è “stata un disastro di trascuratezza e inefficienza”. Sì, ci sono stati certamente degli elementi fortemente deficitari, ma ci sono state anche delle eccellenze. Le politiche culturali promosse dal relativo assessorato hanno rivoluzionato la città. Sopratutto in questo 2019. Eventi di respiro nazionale come non si erano mai visti a Lecco e che hanno portato la città ad essere, una volta tanto, non così provinciale, ma veramente città open mind. Il progetto impresa sociale (promosso dal relativo assessorato) è una strategia nuova per la città. Che può anche nascondere delle criticità, ma che può anche sviluppare importantissime prospettive. Poi c’è stata (e non è affatto poco), la rimessa in sesto di bilanci che erano a dir poco disastrosi, ed ora le casse comunali sono in attivo, e questo è merito di Brivio. Gliene si dia atto.
Punti più critici sono stati la poca incisività dei lavori pubblici. Lecco oggi come oggi ha strade rifatte e ben manutenute, molto più della media delle città italiane; i rioni non sono stati abbandonati, e fondamentali sono stati i lavori in somma urgenza per Villa Manzoni e Villa Ponchielli e la ripulitura dei monumenti in centro città. È stata soddisfacente anche l’apertura dei garage chiusi da sempre, ma è stata totalmente fallimentare la non gestione del traffico urbano. Non c’è stata una politica razionale e fluidificante per quanto concerne la mobilità cittadina, la modifica di alcuni assetti ha solo inflazionato il traffico, e le soluzioni adottate non sono state mai ottimali, soprattutto in occasione dei grandi eventi. Il punto più dolente però è stato il totale disinteresse per la manutenzione del verde pubblico, dei parchi, del decoro del lungolago ed in generale la cura dei beni ambientali. Il trasporto pubblico non è stato incentivato, ma a far male più di ogni altra cosa è stata la mancata partenza di lavori pubblici che, di contro, vennero annunciati come fiori all’occhiello del preposto assessorato, il teatro Sociale, Villa Manzoni, Palazzo Belgiojoso, il centro sportivo. È mancata anche una coerente programmazione in materia ambientale, dalla raccolta rifiuti e tariffa puntuale che tarda ad arrivare, la pulizia e politiche ecologiche che non siano solo mance ai ricchi o incentivi ai privati e non su servizi collettivi. Riguardo al turismo negli ultimi due anni qualche cosa si è fatto, ed è innegabile che in estate la città si sia riempita di turisti, ma è altrettanto innegabile che non ci sia stato il colpo di ala che molti si aspettavano, ma in prospettiva progetti come quelli del Festival della Lingua Italiana o come il Premio Manzoni potranno essere volano di lancio, certo, più culturale che ludico, ma è da buttare?
Ed infine il grosso down: il progetto del teleriscaldamento. Sul nodo del teleriscaldamento si dovrà dare una risposta netta ed inequivocabile ai propri elettori. Perché almeno il 50% della partita elettorale si giocherà su questo tema. Perché la stragrande maggioranza dei lecchesi il teleriscaldamento, progetto vetusto e ambientalmente dannoso, non lo vogliono. E’ perfettamente inutile promuovere, seppur indirettamente, liste civiche ambientaliste (che qualcuno ha chiamato civetta…) quando su questo tema il partito e la giunta non hanno tenuto una linea coerente il primo ed efficiente la seconda. Il cittadino è stufo, certamente di sentirsi raccontare roboanti balle come qualche assessore li ha abituati, ma è anche stufo di mancanza di coerenza e di mancanza di dialogo da parte di chi amministra.
Ecco si riparta dai deficit, dal dare risposte a quelle che sono state le mancanze. Ma al contempo si promuovano le eccellenze. E le persone che tali eccellenze le hanno azionate, che le cose le hanno fatte.
Tesserato PD
Lecco