LECCO – I dati elaborati nell’ambito dell’Osservatorio rapido sul mese di marzo, realizzato dai Centro Studi di Confindustria Lecco e Sondrio e Confindustria Como, tracciano uno scenario nel quale, a fianco del prevalente giudizio di stabilità, si rilevano indicazioni di aumento e diminuzione che si bilanciano tra loro. Gli indicatori associati alla domanda e all’attività produttiva confermano il quadro generale mentre sul versante delle vendite si registrano performance migliori, con una maggiore incidenza di giudizi di crescita rispetto a quelli di stabilità e di diminuzione.
Gli ordini per il mercato domestico e per l’export rivelano dinamiche tra loro simili; in circa quattro casi su dieci i livelli sono stabili mentre in caso di variazione, le indicazioni di rallentamento e di accelerazione risultano allineate.
L’attività produttiva risulta coerente con quanto esaminato per la domanda, il fatturato invece risulta principalmente caratterizzato da dinamiche di aumento (39,7%), più diffuse rispetto alle indicazioni di stabilità (34,3%) e di diminuzione (26%).
La valutazione del grado di utilizzo degli impianti produttivi rivela una diminuzione rispetto a quanto rilevato nell’edizione dell’Osservatorio congiunturale dello scorso novembre (78,6%), con una quota media di capacità impiegata pari al 74,8%.
I costi di approvvigionamento delle materie prime, comunicati in aumento da oltre un’azienda su quattro (27,8%) e le situazioni di insolvenza e di ritardo dei pagamenti, a cui il 43,8% delle realtà del campione è stata costretta a far fronte in marzo, continuano a rappresentare elementi di criticità per le imprese.
Un ulteriore elemento con cui le imprese devono costantemente confrontarsi è il limitato orizzonte temporale degli ordini che in circa quattro casi su dieci (37,7%) è inferiore al mese.
Sul versante dei giudizi espressi riguardo ai rapporti tra le imprese e gli Istituti di credito si registrano condizioni stabili per oltre nove imprese su dieci (91,7%).
L’occupazione tiene in marzo, così come indicato dall’87,8% delle realtà del campione, e le prospettive occupazionali risultano orientate alla conservazione dei livelli anche per i prossimi mesi.
Le previsioni formulate riguardo all’andamento generale dell’attività risultano tuttavia incerte; a fianco del 63% del campione che indica aspettative stabili e del 15,1% che comunica una crescita, oltre un’azienda su cinque (il 21,9%) segnala di attendersi un rallentamento.
“Quanto rilevato sul territorio è sostanzialmente in linea con le rilevazioni del Centro Studi di Confindustria a livello nazionale – evidenzia il presidente di Confindustria Lecco e Sondrio Lorenzo Riva – con debolezza degli scambi commerciali, calo degli ordini industriali, export che non cresce, prospettive incerte per i consumi e criticità dal punto di vista del credito. Segnali che ci spingono a ribadire come siano più che mai necessarie misure che mettano al centro dell’attenzione prima di tutto il lavoro, la competitività e le infrastrutture materiali e immateriali. Le nostre industrie devono diventare sempre più innovative: per questo sono fondamentali gli strumenti per favorire la digitalizzazione. Un processo, questo, che la manifattura ha ampiamente attivato, come dimostra anche il grande numero di investimenti agevolati dall’iper-ammortamento, ma che è un cammino continuamente da sviluppare e che ha quindi bisogno di essere sostenuto”.
“Per quanto riguarda lo scenario occupazionale – commenta il direttore generale di Confindustria Lecco e Sondrio Giulio Sirtori – il quadro rivela una tenuta. Tuttavia, sappiamo che nei nostri territori l’uso della cassa sta di nuovo aumentando. Come per tutti gli altri indicatori lo scenario è variegato e se, senza dubbio, ci sono situazioni positive di aziende che assumono e stanno crescendo, altre realtà stanno ancora affrontando con qualche difficoltà il momento congiunturale. Su questo fronte di due cose si sente fortemente la necessità: il taglio del cuneo fiscale e una maggiore spinta per il collegamento fra mondo della formazione a tutti i livelli e sistema produttivo, per favorire una maggiore disponibilità di competenze in linea con le esigenze di crescita”.
GLI ORDINI
La domanda delle imprese dei tre territori risulta caratterizzata da una generale stabilità che si rileva sia sul versante nazionale, sia sul fronte dell’export.
In oltre quattro casi su dieci il giudizio espresso dal campione riguarda il mantenimento dei livelli mentre le indicazioni di diminuzione e crescita assumono entità più contenute, tra loro bilanciate.
Nel dettaglio, sul mercato domestico si rileva una situazione stabile per il 41,9% del campione, una diminuzione per il 28,4% e un aumento per il 29,7%.
Per quanto riguarda invece gli ordini provenienti da oltre confine è comunicata stabilità per il 47,6% delle imprese mentre i giudizi di riduzione e di incremento pesano ciascuno per il 26,2%.
Il quadro per le realtà lecchesi e sondriesi si rivela in linea con quanto esaminato a livello congiunto; l’indicazione prevalente riguarda la stabilità, a fianco della quale si riscontrano giudizi di variazione, in aumento e in diminuzione, tra loro equilibrati.
Gli ordini nazionali sono stazionari per il 37,1% delle imprese, in aumento per il 33,9% mentre in diminuzione per il restante 29%.
Nel caso dell’export si registra stabilità per il 43,6% del campione, in aumento per il 27,3% e in diminuzione per il 29,1%.
LA PRODUZIONE
L’indicatore associato all’attività produttiva delle imprese di Lecco, Sondrio e Como mostra andamenti coerenti con quanto esaminato per gli ordini. In oltre un caso su due (56,5%) le aziende del campione segnalano livelli stabili rispetto alla produzione realizzata nel mese di febbraio.
In caso di variazione, i giudizi di aumento dell’attività, indicati dal 24,6% delle imprese, e quelli di rallentamento, attestati a 18,8%, assumono entità tra loro simili.
All’interno del campione si riscontrano differenze legate alla dimensione aziendale; nonostante il giudizio prevalente si confermi essere la stabilità, sia per le imprese medie che per quelle più piccole, le realtà con oltre 50 occupati evidenziano una maggior incidenza di indicazioni di crescita (34,5%) della produzione rispetto a quelle di diminuzione (20,7%) mentre per le imprese fino a 49 occupati le indicazioni di aumento e diminuzione sono tra loro equivalenti (entrambe al 18%).
Il grado di utilizzo medio degli impianti produttivi si attesta al 74,8% a marzo, al di sotto di quanto esaminato per il mese di novembre 2018 (78,6%).
Come già rilevato nell’edizione dell’Osservatorio a fine dello scorso anno, le imprese del campione continuano a delineare un quadro eterogeneo che non dipende direttamente né dalla dimensione, né dal settore di attività; tra le realtà aderenti alle rilevazioni risultano sia imprese che segnalano di operare in prossimità della saturazione dei propri impianti, sia realtà che invece comunicano un impiego più limitato.
I giudizi espressi dalle imprese di Lecco e di Sondrio tracciano uno scenario sovrapponibile a quello generale: la stabilità è l’indicazione più diffusa ed è comunicata da oltre un’azienda su due (55,2%), l’aumento incide per il 25,8% mentre la diminuzione per il restante 19%.
La capacità produttiva mediamente impiegata in marzo risulta pari al 75%, anche in questo caso al di sotto rispetto a quanto rilevato nella precedente edizione dell’Osservatorio (78,4%).
IL FATTURATO
Sul versante delle vendite si rileva, per le imprese di Lecco, Sondrio e Como, un quadro più favorevole rispetto a quanto registrato per la domanda e per l’attività produttiva.
L’indicatore relativo al fatturato è infatti l’unico, tra i tre esaminati, ad essere caratterizzato da una prevalenza di giudizi di aumento rispetto a quelli di stabilità e di diminuzione. Nel dettaglio, si rileva una crescita per circa quattro imprese su dieci (39,7%), livelli stabili per il 34,3% mentre un rallentamento per il restante 26%.
Per quanto riguarda le sole realtà di Lecco e di Sondrio la situazione risulta coerente con lo scenario generale. Il fatturato risulta in crescita per il 42,6% del campione, è stabile per il 29,5% mentre in diminuzione per il restante 27,9%.
LE PREVISIONI
Per il campione dei tre territori globalmente considerati i giudizi espressi riguardo l’andamento delle prossime settimane risultano principalmente orientati alla conservazione del quadro delineato in marzo. Nel 63% dei casi le aspettative sono stabili, nel 15,1% in crescita mentre nel 21,9% indicano una diminuzione.
L’orizzonte di visibilità degli ordini in portafoglio risulta sufficiente a garantire l’attività per un periodo inferiore al mese per il 37,7% delle imprese, di qualche mese per il 39,1% mentre per un periodo di tempo superiore al trimestre per il restante 23,2%.
Il quadro rilevato per le imprese lecchesi e sondriesi poco si discosta da quanto esaminato a livello congiunturale. Le previsioni per le prossime settimane risultano stabili per il 57,4% delle imprese ma, in caso di variazione, risultano più diffuse le indicazioni di rallentamento (26,2%) rispetto a quelle di crescita (16,4%).
Con riferimento alla visibilità degli ordini, l’orizzonte è inferiore ad un mese per un’azienda su tre (33,9%), raggiunge il trimestre per il 39% campione mentre lo supera per il restante 27,1%.
LE MATERIE PRIME
Sul fronte dell’approvvigionamento delle materie prime continuano a rilevarsi criticità per le imprese del campione globalmente considerato.
Nel mese di marzo, rispetto a febbraio, oltre un’azienda su quattro (27,8%) comunica infatti di aver rilevato incrementi dei prezzi delle commodities principalmente acquistate, a fronte del 65,3% di imprese che segnala listini stabili e del 6,9% di realtà che invece indica una diminuzione delle quotazioni.
L’apprezzamento delle materie prime ha riguardato generalmente tutti i settori ed è stato rilevato sia dalle realtà di piccole dimensioni, sia dalle imprese con oltre 50 occupati.
I dati rilevati a livello lecchese e sondriese confermano lo scenario esaminato congiuntamente; anche in questo caso è rilevabile infatti un aumento dei prezzi che interessa quasi tre imprese su dieci (27,8%). Nel 65,6% l’andamento delle materie prime è considerato stabile mentre è ritenuto in diminuzione nel restante 6,6%.
LA SOLVIBILITÀ
Tra gli elementi di criticità a cui le imprese di Lecco, Sondrio e Como sono costrette a far fronte occorre considerare, assieme al limitato orizzonte di visibilità degli ordini e alla dinamiche assunte dai prezzi delle materie prime, anche le situazioni di insolvenza e i ritardi di pagamento.
Le realtà del campione comunicano che nel mese di marzo il 43,8% dei propri clienti non ha pagato o l’ha fatto in ritardo.
Per oltre un’impresa su dieci (11,1%) tale situazione si è ulteriormente aggravata a marzo rispetto a febbraio, è rimasta stabile per l’85,2% mentre ha rivelato un miglioramento per il restante 3,7%.
Al pari di quanto esaminato per il campione nel suo complesso, le situazioni di insolvenza e di ritardo dei pagamenti influenzano anche le aziende lecchesi e sondriesi; nel 42,6% dei casi, infatti, è rilevata la criticità.
A marzo, rispetto al mese precedente, i ritardi e i casi di insolvenza sono aumentati per il 27,8% delle imprese, a fronte di dinamiche stazionarie che hanno interessato il 65,6% del campione e di miglioramenti che hanno riguardato invece il restante 2,3% delle aziende.
I RAPPORTI CON GLI ISTITUTI DI CREDITO
I giudizi espressi dalle imprese dei tre territori riguardo al loro rapporto con gli Istituti di credito risultano prevalentemente orientati alla stabilità delle condizioni, così come segnalato da oltre nove realtà su dieci (91,7%). L’1,4% del campione indica una situazione più favorevole mentre la quota di soggetti che comunica un peggioramento è pari al 6,9%.
Esaminando più nel dettaglio, gli spread e i tassi di interesse sono segnalati in aumento dall’8,7% del campione mentre le spese e le commissioni bancarie sono risultate in crescita per una realtà su cinque (20%).
Con riferimento ai giudizi espressi dalle aziende riguardo la propria liquidità aziendale, in un caso su due (50,7%) è stata comunicata una situazione nella norma, nel 26,8% è stata espressa soddisfazione mentre nel restante 22,5% il quadro è stato definito migliorabile.
Lo scenario per le imprese di Lecco e di Sondrio è sovrapponibile a quanto analizzato globalmente. I giudizi generali espressi riguardo le condizioni praticate dagli Istituti di credito risultano diffusamente stabili, così come segnalato dal 93,3% delle aziende. La quota di soggetti che comunica un peggioramento è pari al 5% mentre il restante 1,7% del campione indica condizioni migliori.
Gli spread e i tassi applicati sono considerati in aumento per il 7% delle imprese mentre le spese e le commissioni bancarie risultano in crescita per circa un’azienda su cinque (19%).
I giudizi formulati dalle realtà del campione riguardo la propria liquidità indicano una situazione nella norma per oltre un caso su due (52,5%), un quadro soddisfacente per il 27,2% mentre una situazione migliorabile per il restante 20,3%.
L’OCCUPAZIONE
L’occupazione delle imprese dei tre territori risulta caratterizzata da una diffusa conservazione dei livelli in marzo.
Al pari di quanto esaminato per gli indicatori congiunturali associati a domanda, attività produttiva e fatturato, il giudizio prevalentemente indicato dalle realtà del campione è la stabilità, che nello specifico interessa l’87,8% delle imprese.
In caso di variazione, i giudizi assumono entità tra loro simili: le indicazioni di aumento degli occupati pesano per l’8,1% mentre quelle relative alla diminuzione incidono per il restante 4,1%.
Le previsioni per i prossimi mesi confermano il permanere del quadro delineato per marzo: l’86% del campione segnala livelli stabili mentre le indicazioni di diminuzione e di aumento dell’occupazione si attestano entrambe al 6,8%, bilanciandosi.
Lo scenario generale è valido anche per il campione delle sole realtà lecchesi e sondriesi che confermano la prevalenza di indicazioni di stabilità dei livelli occupazionali, comunicati dall’87,1% del campione. Circa un’azienda su dieci (9,7%) segnala una crescita del personale in marzo mentre il restante 3,2% comunica una diminuzione.
Le aspettative per i prossimi mesi si mantengono improntate alla conservazione dei livelli; per l’85,2% del campione le prospettive occupazionali sono stabili, per l’8,2% in aumento mentre per il 6,6% in diminuzione.