“IL TRAPIANTO È VITA”,
SERATA SPECIALE PANATHLON
CON LECCO, COMO E SONDRIO

LECCO – Speciale intermeeting Panathlon Club tra i tre gruppi di Como, Sondrio e Lecco. Tema della serata, sport e trapianto.

“Il Panathlon ha il compito di diffondere lo sport per tutti, e dunque anche per i trapiantati” – ha spiegato il presidente del Panathlon Club di Sondrio, Angelo Schena, mentre il numero uno del sodalizio comasco, Achille Mojoli, si è detto “entusiasta” nel vedere la sala dell’hotel Pontevecchio, location dell’evento, così gremita.

Tra i relatori della conviviale, Enrico dell’Acqua, Giovanni Monteneri e Beniamino Tagliabue, tutti e tre trapiantati.

Enrico Dell’Acqua, trapiantato di fegato e ora ciclista navigato, ha ricordato quanto sia importante il dono di un organo perché “è un gesto sacro che trasforma la propria morte in vita”. E lui è l’esempio vivente della rinascita: secondo i medici sarebbe sopravvissuto solo 6 mesi, ma la forza di volontà di Dell’Acqua gli ha consentito di ottenere un fegato nuovo senza alcun rigetto. Ora è un ciclista “sfegatato” e da 14 anni a questa parte non perde nemmeno un’edizione della maratona delle Dolomiti: “Il trapianto è un atto d’amore senza fine – ha spiegato – e lo sport aiuta a rinascere”. Giovanni Monteneri ha invece subìto un trapianto di rene: “Il mio sogno era partire per l’esercito e diventare carabiniere – ha ricordato – ma purtroppo questa illusione si è infranta a soli 20 anni, quando ho scoperto di avere un cancro”. Dal 1986 al 1991 si sono alternati momenti di alti e bassi, finché è riapparsa la luce con il trapianto. “Non è solo una rinascita personale – ha spiegato – ma anche familiare e sociale”. Giovanni ora, oltre ad essere sportivo, cerca di diffondere la cultura del dono, perché “nessuno è immune, potrebbe capitare a chiunque. E lo sport – ha proseguito – permette di veicolare questo messaggio unendo l’utile al dilettevole”.

Beniamino Tagliabue, invece, vive grazie ad un cuore nuovo: “In questi otto anni la mia missione è quella di coinvolgere, attraverso lo sport, il maggior numero di persone a tutti i livelli – ha spiegato – al donatore non costa nulla. Pensare che una persona cerebralmente morta possa, in un certo senso, continuare a vivere in altre persone che lottano tra la vita e la morte, è meraviglioso”.

Il dottor Alessandro Lucianetti, chirurgo dei trapianti con esperienza trentennale nel settore, si è soffermato sugli aspetti pratici del trapianto, sintetizzando la sua attività avviatasi al Policlinico di Milano, uno dei primi centri specializzati. E anche lui, come i suoi pazienti, si prodiga a diffondere il “messaggio del dono” pedalando. Stefano Righetti – cardiologo e medico dello sport (tra i suoi adepti anche la nazionale di Triathlon) – si è invece soffermato sull’aspetto umano del trapianto: “per i trapiantati la pratica sportiva non solo è indispensabile per riacquistare fiducia in sé stessi, ma è fondamentale anche per migliorare la qualità della loro seconda vita.” E alla domanda “Quanto sono da stimolo, per voi, i pazienti?” la risposta dello specialista è stata “Moltissimo, perché ci permettono di perfezionare sempre più le nostre ricerche”.

“Il problema maggiore sono le 9000 persone in lista d’attesa” – ha ricordato Giovanni Ravasi, presidente regionale dell’Aido sezione Lombardia – “sono solo 3.000 i trapianti effettuati in un anno, e in questi 365 giorni 500 persone perdono la vita, in attesa di un organo”. L’Italia conta 45 mila trapiantati ed è al primo posto per quanto riguarda la qualità del trapianto, ma a livello culturale – come spiegato dal Presidente Aido Lombardia – c’è ancora tanto da lavorare. Su 60 milioni di abitanti, solo in 5 milioni hanno aderito alla proposta “una legge in comune”, ovvero esprimere sulla propria carta d’identità la volontà di donare i propri organi.

“Lo sport è lo spirito che unisce Aido e Panathlon – ha concluso Riccardo Redaelli, consigliere regionale di Aido Lombardia e socio del Panathlon Club di Sondrio – ed è fondamentale per la diffusione della cultura del dono. Il trapianto è una ragione di vita”.