LECCO – Se non siamo in campagna elettorale poco ci manca. Il rinnovo dell’amministrazione a settembre produrrà comunque un nuovo corso, segnato in senso politico dall’esito delle consultazioni. In questo lungo viaggio con voi, ho condiviso anche questo spazio di riflessione che si dovrà interrompere almeno nei contenuti se non nelle modalità.
Nonostante non sarò più della partita, dovrò e vorrò limitarmi ad una informazione più asettica e istituzionale possibile, anche perché i cittadini devono sapere, non tanto per orientarsi sul voto, ma, ed è quel che mi preme, conoscere fino all’ultimo giorno l’attività di una amministrazione che i lecchesi hanno scelto per 10 anni.
Tengo assai a distinguere tra politica e amministrazione, anche se solo gli ingenui possono pensare che l’uno e l’altro non si interscambino: attraverso i programmi, l’impostazione e la soluzione dei problemi, la sensibilità con la quale li si affronta e non ultimo quella categoria che viene da lontano e che una volta si chiamava prospettiva, destino, futuro ed oggi sei fuori moda se non la definisci “visione”. Che poi in realtà la lungimiranza se non offre punti di riferimento e precise traiettorie diventa un difetto della vista! Insomma giusto condannare la politica miope, ma occhio a farsi trascinare nell’isola che non c’è.
Profitterò di queste ultime settimane, assopite dalle vacanze e ancora intrise di esiti del Coronavirus, per condividere con voi le misure per la ripresa in sicurezza a settembre (soprattutto nelle scuole) e fornirvi un aggiornamento sul cosiddetto stato dell’arte, non con lo spirito di chi lascia un’eredità ma con l’obiettivo di mostrare ai lecchesi, a ciascuno di voi, che non si è perso un giorno nella costruzione di una Lecco nuova, nonostante limiti e dissensi.
Su questo aspetto vorrei dire che la più parte delle accuse si sono manifestate su comportamenti, ritardi, equivoci, mentre la sostanza delle cose racconta un’altra storia e a me, senza presunzione, non pare scritta sull’acqua. Nessuno di noi, io per primo, ambisce a passare alla Storia ma semplicemente di iscriversi alla cronaca di un’evoluzione, dello sviluppo e della crescita di una città che esce da questi due lustri più solida e solidale di quando è entrata.
Si chiama bilancio e non è proprio un caso che proprio in questi giorni, come abbiamo documentato, si è presentato il bilancio sociale, dove l’aggettivo in questo caso, connota un modo di amministrare e di fare politica che va ben oltre l’algebra dei ragionieri e si colloca nello spazio della politica nella sua più autentica accezione: “la cura della propria città“.
Qui mi fermo, anche se non mancherà occasione di incontrarci nel segno di un rapporto che non può essere scandito dalle scadenze elettorali.
Con affetto e un abbraccio
Virginio Brivio