IL DIARIO DELLE VACANZE
DELLA SIGNORA GRIGNA:
14- NON SERVIRÀ UN BEL VISETTO…

diario delle vacanzeLECCO – Una giornata alla spa non basta ad affinare le divergenze tra la Signora Grigna e l’irrequieto marito, che però conosce bene il caratterino della moglie e non perde l’occasione per una carrellata di esempi.

 

GIORNO QUATTORDICI

Stamattina come un presentimento ho letto i fondi del water per essere coerente con la giornata che sapevo mi sarebbe aspettata.
Fuori pioveva. La figliolanza come la tenevo?
Guardo le 50 sfumature di griglio nel cielo e ho capito. Legata.

Ma avrei dovuto tenere legato il marito.
Andiamo una giornata in una spa a Portofino. 
In fondo Chiavari è veramente a un colpo di remi e la giornata non si può certo passare in spiaggia. 
Massaggi, bagni di fieno, cioccolata sulla pelle che con il sole di questi giorni ho raddoppiato le mie lentiggini che ora son più delle ciliegie, e quel bagno turco che mi purifica, o meglio, mi tiene lontana da tutte queste scorie che, altrimenti, incontro sotto gli ombrelloni.

E mio marito, il brillante, il tecnologico che fa quasi a fine giornata? 
C’è la vasca idromassaggio in camera e volete che il marito non la usi come i bambini davanti al banco dei dolci?
E così pur avendogli detto di non farlo, ha messo il bagnoschiuma che avevo comprato per portare a Lecco e, poco ci manca, che non ci tocca nascondere la schiuma anche nella beauty-case per il casino?
E lui non memore delle cazzate dei giorni prima, della Fiera del Pesto, delle buche nella spiaggia, solo perché gli ho fatto notare che questa è la dimostrazione, l’ennesima, che non mi ascolta mai, che fa? 
Mi ricorda, dandogli pure ragione, quello che mi diceva anni fa mio padre: “avere un bel visetto ti servirà a poco se c’hai sto carattere demmerda”.

E di ritorno sull’acqua ancora scura, quasi torbida del Golfo del Tigullio mi elenca a mo’ di rafforzativo, la carrellata, parziale, “cara, parziale perché la traversata è breve”, del mio carattere, presunto demmerda.

Quando ho risposto alla elefantiaca vicina di ombrellone che mi chiedeva come fosse il bagnino: “Perché, vorrebbe mangiarsi pure lui?”

O quando sono andata con lui per una visita medica e delle vecchie nella sala d’attesa che secondo me facevano finta di lamentarsi sperando io le facessi passare al mio posto, ad un suo invito impietosito a lasciarne passare almeno un paio, gli ho risposto secca: “colcazzo”

O il mio motto che mi farà scrivere sulla lapide per le persone che passeranno lì, davanti alla mia foto. “cazzo guardi?”
Sebbene lui è ancora nel dubbio con: “C’è chi ti resta nel cuore…chi sui coglioni”.

E a questo elenco immeritato ho sentito un tuffo, ma non al cuore, e mi è venuto in mente l’Armando di Enzo Jannacci.

 

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