ARCHITETTI DI LECCO MEDITANO
SULLE DIFFICOLTÀ DEL PRESENTE
E LE PROSPETTIVE FUTURE

LECCO – La necessità di riflettere attorno alle sfide del presente e di doversi riappropriare del ruolo sociale dell’architetto in un mondo in continuo mutamento: questa la consapevolezza lasciata dal convegno “L’architetto che guarda al futuro, tra cultura collettiva ed individuale“..

I prestigiosi ospiti hanno condiviso con i presenti la loro esperienza e il loro punto di vista sul valore sociale dell’architettura e su come affrontare i grandi cambiamenti e le discontinuità in atto.

“Con il programma del Venticinquesimo anno dalla fondazione del nostro Ordine, in cui abbiamo inserito eventi estremamente diversificati, vogliamo invitare i nostri iscritti e la cittadinanza ad alzare lo sguardo, a volgere l’attenzione verso il futuro” ha esordito Giulia Torregrossa, presidente dell’OAPPC di Lecco. Per questo motivo il tema conduttore degli eventi culturali organizzati per il 25° anniversario degli Architetti è proprio “La pluralità della bellezza”.

“Vogliamo riflettere sulla trasformazione della figura dell’architetto, interrogarci se le dinamiche che interessano un professionista che lavora in una grande città e uno che opera in una realtà più piccola possono essere tra loro paragonabili, vogliamo meditare sulle sfide e le problematiche del presente” le ha fatto eco Eugenio Guglielmi, coordinatore dell’evento e Consigliere delegato alla Commissione Cultura dell’Ordine.

Grande impressione hanno suscitato gli interventi della serata, su tutti quello dell’architetto Alessandro Melis, curatore del Padiglione Italia alla prossima Biennale di Architettura di Venezia, giunto a Lecco dalla Gran Bretagna, dove lavora all’Università di Portsmouth con un team internazionale.

Melis sta portando avanti studi sull’innovazione tecnologica nella progettazione climatica e ambientale e sul riciclo della plastica. Si è soffermato su un principio importante che è quello di resilienza radicale: “Le città del futuro dovranno necessariamente avere una buona capacità di adattamento ai cambiamenti.”

In ogni società e in ogni momento storico coesistono due tendenze contrapposte, l’una che tende verso l’inerzia, la conservazione dello status quo e l’altra che tende all’innovazione e al cambiamento. Nei momenti di crisi questa seconda forza diventa preponderante e permette all’uomo di sopravvivere”. Un processo simile a quelli biologici che consentono l’evoluzione della specie in natura e che procede di pari passo con lo sviluppo del pensiero associativo e della creatività. “Bisogna superare la linearità del pensiero e adottare il pensiero associativo, che attraverso la creazione di una rete di connessioni e ridondanze consente di realizzare una sintesi dei saperi e di produrre una visione inedita e innovativa”.

Precedentemente, ed in maniera altrettanto stimolante, era intervenuta l’avvocato Carla Broccardo, segretario dell’AFI, l’Associazione Futuristi Italiani, che ha portato la sua esperienza nel settore della previsione sociale. “Si tratta di un campo di studi relativamente recente in Italia, noto negli Stati Uniti come Future Studies e che si occupa di prevedere e analizzare i possibili scenari futuri, individuando i semi di discontinuità già presenti nell’oggi. La storia procede per discontinuità, per fratture e non in base a un principio di linearità. In una realtà umana sempre più dominata dall’affanno nella gestione del tempo e dalle nostre suggestioni e paure rispetto al futuro, considerare tutti gli scenari possibili e le ipotesi alternative ci consente di prendere delle decisioni realmente impattanti sul presente“.

Assolutamente significativa anche la riflessione effettuata, sempre dall’avocato Broccardo, sul “Paradosso del tempo”, relativo al rapporto tra tecnologia e qualità della vita: “la tecnologia aumenta la velocità delle azioni, riducendone il tempo necessario per l’esecuzione, ma questo produce un ritmo che non è umanamente sostenibile. Nei fatti si riduce il tempo speso dall’uomo per riflettere e prendere decisioni, con la conseguenza di ridurre anche le aspirazioni per il futuro, perché l’uomo è impegnato ad inseguire il presente“.

Alessandra Ferrari, coordinatrice dipartimento “Promozione della cultura architettonica e della figura dell’architetto”, interno al CNAPPC, ha portato esempi ispirati alle sue innumerevoli esperienze, effettuate guardando anche ad altre Nazioni, parlando di architettura come profilassi, sorta di virus benefico da iniettare nella collettività. “L’architetto incide sul benessere della società. La progettazione dello spazio influenza la percezione emozionale di esso e influisce sull’equilibrio psichico delle persone. Abbiamo il compito di educare e innalzare la qualità della domanda, creando nelle persone il desiderio di avere spazi più adatti a noi, che ci permettono di vivere felici”.

Paolo Malara, membro del direttivo del Consiglio Nazionale Architetti (CNAPPC) in qualità di coordinatore del Dipartimento Università, Tirocini ed Esami di Stato, ha parlato quindi di strategie di sistema per l’architettura italiana soffermandosi sull’importanza dell’educazione e della ricerca e sul ruolo pubblico dell’architetto. “Si è creato un distacco tra accademia, professione e società. L’architetto deve capire le esigenze e le necessità delle persone e deve avere intelligenza emotiva: è un creatore di bene pubblico, il suo compito è dare forma a un pensiero collettivo”.

Il prossimo appuntamento all’interno del programma di eventi pensati per il 25° è la lectio magistralis “La città ci guarda? Verso un nuovo concetto dell’abitare“, che l’arch. Patricia Viel terrà giovedì 12 dicembre nella sede dell’Ordine in via Achille Grandi 9 a Lecco.

Chiara Panzeri