GABURRO ‘TIFOSO SCOMODO’.
“QUEI RISULTATI INFASTIDIVANO
I PIANI DEL PATRON DI NUNNO”.
IL RACCONTO DELL’ESONERO

LECCO – Sarà anche lontano dalla panchina e dai campi da calcio ma la penna Marco Gaburro non l’ha mai abbandonata, e per Veronaspettinata.it racconta la sua rottura con la Calcio Lecco del patron Di Nunno.

Gaburro ricorda la piazza manzoniana come “straordinaria per dimensione, storia e calore” contrapposta però ad una gestione societaria “diciamo altrettanto focosa, il che non è sempre un bene quando si tratta di lavorare“.

Presa in mano una realtà dove c’era “un presidente che da quasi un decennio spendeva l’inverosimile senza aver mai nemmeno sfiorato una vittoria” il mister veronese ha “ribaltato come un calzino la rosa della squadra, ho fatto mercato, ho allestito gruppo e staff, portando a vincere a mani basse un campionato di Serie D con mesi di anticipo come nessuno aveva mai fatto prima“.

Con Paolo Di Nunno non è mai stato amore “nonostante ci sia stato un anno per conoscersi e in un’anno si dovrebbero imparare un sacco di cose. Si dovrebbero conoscere le persone, la loro competenza, la loro passione e soprattutto la loro onestà. […] È capitato così che si sia incrinato qualcosa in un rapporto che pensavo si poggiasse su un livello di conoscenza reciproca molto più profondo“.

A incrinare il rapporto tra patron e mister – prosegue il racconto di Marco Gaburro – non sono stati i risultati sportivi “che anzi sembravano non solo non contare più, ma addirittura rappresentare una sorta di fastidio rispetto ad un disegno che era evidentemente e palesemente diverso“. In effetti una neo promossa che supera il primo turno di Coppa Italia e nelle prime due giornate di campionato conquista tre punti non è certo in crisi.

Invece in via don Pozzi “quel rendimento, che dovrebbe in una logica normale creare le premesse minime per ottenere quella tranquillità necessaria a far decollare qualsiasi progetto, ha prodotto una conferenza stampa-suicidio del presidente proprio dopo una vittoria in campionato, nel quale si è inspiegabilmente scagliato contro la non spettacolarità del gioco della squadra e ha screditato il sottoscritto pubblicamente“.

Come? Ingaggiando un suo pupillo sapendo che il mister non lo avrebbe gradito.

Da lì un’inevitabile escalation di tensioni e contro-tensioni – ricorda Gaburro – generanti interventi punitivi nei confronti della squadra, allenamenti suppletivi, giocatori messi fuori rosa e poi reintegrati nel giro di ventiquattro ore, eccetera, eccetera. Ciò nonostante il mio esonero è arrivato alla settima giornata con la squadra a sei punti in classifica, con già un direttore sportivo sfiduciato, un supplente nominato in fretta e furia e il nome del mio sostituto che veleggiava tranquillamente nell’aria da quindici giorni. Non male come ritorno tra i professionisti“.

Nel suo sfogo Gaburro però non si piange addosso soprattutto perché ha vissuto l’esonero, che pure ha generato amarezza, con onestà verso sé stesso, consapevole di non voler danneggiare un ambiente che ha amato e comportandosi da “tifoso scomodo” come si definisce oggi. Anche per questo torna a parlarne sul blog dedicato alla sua città solo ora, a più di quattrocento giorni dalla rottura, senza mai aver scritto o rilasciato interviste prima.