FILIERA CORTA/PARLA IL LIBRAIO: “TREZZI HA RAGIONE, MA GLI EDITORI NON VENDERANNO MAI DIRETTAMENTE ALLE SCUOLE”

Gentile Redazione,
vorrei intervenire per commentare l’intervento di Paolo Trezzi da voi
pubblicato il 13 marzo scorso, relativo alle modalità per contenere
la spesa dei testi scolastici. Lo faccio da una posizione un po’ particolare
visto che sono un libraio, e quindi parte in causa, anello della lunga
filiera che va dall’editore fino al genitore che acquista.
Sono favorevole al progetto Book in progress; conosco, anche se non
in forma approfondita, il progetto che si sviluppa all’istituto Bertacchi,
figlio di una bellissima esperienza nata nel 2009 alla scuola superiore
Ettore Majorana di Brindisi, grazie all’intuito del preside Salvatore Giuliano
e dei suoi valenti insegnanti ( se si vuole approfondire, basta cercare in rete
la puntata che la trasmissione Report dedicò a loro).

Conosco alcuni professori dell’istituto lecchese che l’hanno sviluppato,
la loro preparazione e onestà intellettuale; persone che hanno fatto su
e giù tra Lecco e Brindisi per impadronirsi del metodo e applicarlo nel
modo più corretto possibile. Parlo di onestà intellettuale perchè questo
metodo nasconde un’insidia pericolosissima per gli studenti.

Cosa succederebbe se insegnanti di storia volessero rileggere alcuni
avvenimenti modificandone o edulcorandone i fatti? ( Penso ai
negazionisti della Shoah, o al tentativo del governo di centro destra
di alcuni anni fa di modificare i testi di storia sul periodo del fascismo).
Cosa succederebbe se insegnanti di scienze volessero mettere in
discussione la teoria evoluzionistica di Darwin, portando indietro
l’orologio del tempo?

Quindi, secondo me, il progetto Book in progress è un metodo da sviluppare
ma tenendo presente questioni molto delicate.
Ma torniamo ai libri di testo, argomento sul quale mi sento di avere un po’
più di competenza. Paolo Trezzi suggerisce agli istituti scolastici di rivolgersi direttamente
agli Editori, saltando la filiera lunga, per ottenere un più alto sconto sul prezzo.
Il mercato librario dei testi scolastici è uno dei mercati più monopolizzati
del nostro Paese; sono pochissimi i gruppi editoriali (non più di cinque)
che si spartiscono la torta; uno di questi, Mondadori, ne possiede più della metà
attraverso l’acquisizione negli anni di decine e decine di editori medio piccoli.
Questi mega gruppi hanno costruito un’architettura organizzativa che va da
chi stampa, a chi lo promuove, a chi lo distribuisce fino a chi lo vende.
Proprio in questo periodo dell’anno schiere di promotori viaggiano in
lungo e in largo per il territorio nazionale a mostrare agli insegnanti le
nuove edizioni di libri più o meno sempre uguali.

Ho voluto raccontare tutto questo per dire che l’editore non venderà MAI
i libri direttamente agli istituti perchè non riuscirebbe più a giustificare
l’organizzazione messa in piedi. Non voglio qui giustificare la mia posizione, anzi;
chi mi conosce sa come la penso sul mercato editoriale, sia di varia che di scolastica.
Ma invece che la messa in competizione delle varie case editrici ( da quando si mette
in competizione la cultura?), oppure la creazione di GAS per l’acquisto dei libri
come propone Paolo Trezzi, io propendo per il potenziamento strutturato del
mercato dei testi usati. Per potenziamento strutturato intendo che ogni
istituto potrebbe semplicemente predisporre, al termine di ogni anno scolastico,
uno spazio dove gli studenti portano i loro testi che non useranno più (in
accordo con gli insegnanti), e li mettono in vendita al 50% di sconto.

Così facendo si crea una filiera, questa sì veramente corta, che mette
in contatto le famiglie e che dà loro modo di risparmiare veramente
sull’acquisto. Cosa diversa è invece scegliere di portare i libri usati ad una nota
catena libraria che tratta questo tipo di prodotto, ricavandone pochi euro
per poi spenderne (sempre da loro perchè si è obbligati) molti di più
per comprare quelli che servono, usati o nuovi.

Certo, organizzare all’interno di ogni istituto un mercato non è immediato,
ma non è difficile; basta la buona volontà di insegnanti,studenti e famiglie:
il risultato sarebbe ottimo sia in termini  relazionali che economici.
Qui faccio mia una domanda di Paolo Trezzi nella sua lettera:
Chi è il primo istituto che si fa avanti?
E noi librai? Beh, qui si aprirebbe un altro lungo discorso che risparmio.
Mi basta dire che le soluzioni esistono, basterebbe recepire le leggi
sull’editoria in vigore in Francia e in Germania e le cose migliorerebbero, e di molto.
Mi scuso davvero per la lunghezza della lettera, ma le considerazioni di
Paolo Trezzi sono un invito alla riflessione e non so come fargliele avere.
Ringrazio voi della pazienza e della disponibilità, e saluto cordialmente.
Dario Consonni