DON GIOVANNI MILANI MEDITA
NELL’OTTAVA DOMENICA
DOPO LA PENTECOSTE

Il ritaglio di vangelo che ci è posto sotto gli occhi in questa domenica, se non ci fai attenzione, rischia di scorrere via come qualcosa di scontato: lo sappiamo bene che Gesù si è voluto circondare di discepoli e tra questi ne ha scelti alcuni, 12, che ha chiamato lui stesso apostoli, così, attraverso loro, avrebbe più facilmente diffuso il suo annuncio, il suo vangelo.

Ma se si guarda meglio ci si accorge che il vangelo, qui di Matteo, non vuole (per vero lo fa sempre) solo narrare, ci vuole insegnare e far riflettere sicuramente oltre: la Scrittura, mentre racconta non fa semplicemente richiamo di fatti, vuole dirigersi (è parola di Dio, viva) ancora adesso a tutti, a noi. Allora la chiamata degli apostoli, non riguarda solo il passato e solo altri da noi.

Guardiamo: “Mentre camminava lungo il mare di Galilea, il Signore Gesù vide due fratelli…”. Matteo ha iniziato a raccontare di Gesù e della sua predicazione in Galilea dopo l’arresto di Giovanni, il luogo è significativo come regione, la Galilea delle Genti, lontana dal centro religioso ed accanto al “mare di Galilea”.

Il Signore va lì a cercare i suoi discepoli, anzi come abbiamo detto gli apostoli, quelli che saranno i suoi inviati. Il contesto è lontano da quello che istintivamente ci figuriamo noi, non è affatto un contesto religioso: non va all’accademia di Gerusalemme dove avrebbe potuto attingere a dottori formati alla Legge secondo le due note scuole di Hillel e Shammai, ma chiama gente che pare molto comune, gente che lavora sul mare.

A osservare bene ci accorgiamo, che la scena è più carica di simboli che di narrazione storica, della Galilea abbiam detto, ma la simbologia antica del mare era ancor forte: era l’abisso per il popolo ebraico evocativo del male. Il vangelo vuole, con ogni probabilità dirci che Gesù fa chiamata, proposta a persone molto simili a noi, a gente comune, che lavora per guadagnarsi la vita, che ha dimestichezza fin con cose lontane da purità come gli animali, insomma vien fuori un richiamo ad ogni tipo di persona o, forse a predilezione per i semplici; è bene leggere insieme le cose.

E l’invito non è solo a seguire, ma è promessa di prosecuzione diversa dell’attività: “vi farò pescatori di uomini”. Certo non per fare abboccare, per ingannare persone piuttosto che catturare pesci, invece la lettura simbolica e profonda è a trar fuori dal mare (il gorgo che è il male) a salvare gli uomini: a farsi collaboratori della salvezza che sola ci è data dietro al Signore.

Ma noi, noi gente comune? Siam pure noi chiamati, tutti quanti certo! Anche se non tutti apostoli, tutti siamo chiamati a sequela che diventa responsabilità, corresponsabilità nella testimonianza cristiana verso gli uomini così facilmente in naufragio morale.

 

Don Giovanni Milani