DON GIOVANNI MILANI MEDITA: NONA DOMENICA DOPO LA PENTECOSTE

Dopo che Pietro, rispondendo alla domanda diretta di Gesù, lo ha gloriosamente riconosciuto come il Cristo, il Signore “cominciò ad insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto” e, al rimprovero dello stesso Pietro, “voltatosi e guardando i suoi discepoli”, lo rimbrotta a sua volta esclamando: “Va’ dietro a me Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”. 

Ecco poi l’inizio del nostro brano: “Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua»”. 

È da notare come il Signore si rivolga non ai soli discepoli, ma convochi, insieme con loro la folla, chiunque al suo insegnamento ed esempio usando la stessa espressione che aveva impiegato per Pietro, l’andar o il “venir dietro”. 

Gesù, il suo insegnamento, o piuttosto quell’invito così rude a seguirlo, non lo propone solamente ad eletti, ma è invito che riguarda tutti: ciascuno che lo voglia seguire per “salvare la propria vita”; non in un insegnamento astratto, ma nella concretezza dell’agire. 

Il seguire Gesù è portare croce, anzi, prima, rinnegarsi, andar contro sé stessi. 

Le parole ci urtano, ma la riflessione ci riporta ad intenderne il senso più vero e profondo: è l’andar contro l’istintività immediata che ci inclina ad accumulo e guadagno di cose (“il mondo intero” per dirla con Gesù) non vantaggio della vita (il testo usa la parola τὴν ψυχὴν, ben allusiva a profondità interiore). 

Mi sale alla mente l’ironia saggia e profonda del pregare di san Tommaso Moro che chiedeva al Signore di dargli “un’anima che non conoscesse eccesso d’importanza per quella roba d’intralcio, detta io (Give me a soul that knows… nor exess of stress, because of that obstucting thing called I)”. 

Ma Gesù non detta riflessioni di filosofia, ci si mette innanzi con la propria croce. Sa bene, e ce lo indica, che c’è un istintivo pretendere di guadagnar la vita con le cose (che le rimangono sempre esterne!): lo dichiara perdita, è tutela debole ed effimera quella in cui il nostro istinto ci fa credere sicurezza. 

Dietro al Signore la via è difficile ed irrisa dal mondo, eppure è via sicura di salvezza, di senso umano vero, non affidato a quanto è materiale, dunque fragile perché destinato a non durare. 

Seguire Gesù è contrario all’agire tipico del mondo; rimanendo in quello spirito, sorge vergogna per scelte che sono dello spirito, dunque non materialmente evidenti, ma chi non si vergognerà del Signore, del suo insegnamento, della sua parola, sarà accolto dal “Figlio dell’uomo, quando verrà nella gloria del Padre”.

 

Don Giovanni Milani