DON GIOVANNI MILANI MEDITA
NELL’ASSUNZIONE DI MARIA

L’Assunzione di Maria è festa che rallegra il cuore di noi tutti che ci sentiamo a lei legati da affetto filiale e ne celebriamo con gioia intensa la grandezza che è certo di grazia, in Maria tutto è grazia che subito noi sentiamo anche benevola verso noi stessi. Il senso di questa festa, di questa solennità che vede la Madonna innalzata al cielo nell’interezza della persona con il suo corpo, non è unicamente celebrazione di un fatto; diviene proclamazione degli effetti della gloriosa vittoria sulla morte di Cristo Signore come proclama san Paolo nella seconda lettura.

La Maternità divina di Maria le ha procurato il singolare privilegio “ante praevisa merita” di non essere toccata dalla fragilità del peccato d’origine da cui Cristo ha riscattato l’umanità con il sacrificio della croce, così anche il suo corpo ha subito assunto la condizione della creazione nuova in Dio, nel cielo di beatitudine.

Basta una piccola riflessione per cogliere come l’Assunzione al cielo di Maria diventi per l’umanità intera, per noi, promessa e speranza, pur se, alle nostre forze, alle nostre capacità, non sia dato esplorarne la grandezza nella condizione nuova dell’abbraccio divino del cielo. La condizione risorta, certamente di gioiosa partecipazione alla grandezza, alla gloria divina, non ci è data penetrare con le nostre capacità mortali, solo qualche anticipazione profetica apre spiragli di meravigliato conoscere.

La pagina dell’Apocalisse di Giovanni ci aiuta, più che a presentarcene impossibile immagine visiva, ad allargare la contemplazione sulla grandiosità del mistero: “Nel giorno del Signore, si aprì il tempio di Dio che è nel cielo e apparve nel tempio l’arca della sua alleanza”. Il tempo: “il giorno del Signore”; il luogo: “il tempio di Dio che è nel cielo”; ancora: “l’arca della sua alleanza” il segno antico e nuovo più significativo della presenza divina, aprono a contemplazione non dei sensi, ma della penetrazione dell’intelletto dove il cuore trova adito all’acclamazione partecipe e gioiosa al mistero grandioso, là allora risplende la “Donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle”.

Oggi leggiamo nella “Donna” la grandezza di Maria e, quanto possiamo, la contempliamo gloriosa, beata nel cielo; la sentiamo pure vicina, ne gustiamo la maternità che nei sentimenti filiali sentiamo un poco ancor nostra. È la grandezza della vittoria gloriosa sulla morte della resurrezione di Cristo, la luce vera, il sole radioso che dà nuova luce ad ogni cosa. Vogliamo gustare però, con nuova vibrazione oggi, la bella tradizione medievale del “Misterium lunae” che vede in Maria il riflesso di quel sole sfolgorante, che in lei per noi si fa mitezza di luce lunare: non abbaglia, ma guida, dietro lei, i nostri passi alla meta, a quella grandezza che solo nella vittoria gloriosa del suo Figlio tutti noi condurrà a salvezza.

 

Don Giovanni Milani