DON GIOVANNI MILANI MEDITAZIONE
NELLA SETTIMA DOMENICA
DOPO LA PENTECOSTE

Siamo nel vangelo di Luca e il Signore Gesù ci è presentato “in cammino verso Gerusalemme”: la sua ferma decisione lo porta verso la città che uccide i profeti e verso la sua ‘ora’, alla domanda: “Signore, sono pochi quelli che si salvano?”, tanto vicina alla nostra curiosità, il Signore Gesù non sembra volere rispondere, così subito ci obbliga a riflettere. In quella domanda (e nella nostra curiosità) c’è qualcosa di leggero, una sorta di presunzione di sentirsi già tra i salvati e dunque mettersi al balcone per guardare fuori, verso gli altri; ecco perché il Signore dà risposta in una esortazione all’impegno, quasi alla gara per esserci davvero tra i salvati: ciò che ci insegna è a non essere interessati a statistica, ma a guardare a noi stessi in un impegno quasi di gara, d’agonismo per trovarci in quella situazione, in quel numero; interessante l’espressione: Ἀγωνίζεσθε, quasi invito a gara: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta!”. Proviamo a guardare anzitutto all’immagine: la porta stretta. La porta stretta, pensiamo di una città, non è la principale già serrata a difendere nella notte, ma la porticina che veniva chiusa ultima. L’idea è verso qualcosa di terminale, l’esito della vita: l’entrare nella sicurezza, nella pace, nella meta sicura e definitiva dell’abbraccio del Signore attraverso un ultimo ansimante e speranzoso anelito.

Non dobbiamo mai porci come spettatori curiosi verso gli altri, c’è un impegno che ci pressa, quasi una gara per raggiungere quella meta ultima, meta che non può essere considerata già sicura per la nostra fragilità in cammino: l’incontro col Signore vuole certamente tutto il nostro impegno, ma pure, ed anche più, necessita della grazia che l’amore del Signore ci dona. È anche da dire, benché il vangelo si rivolga sempre a far pensare tutti, che Gesù qui sembri parlare soprattutto a chi venga dalla tradizione giudaica credendo già, per quell’appartenenza d’essere col Signore, di essere tra i salvati, di avere trovato senso alla propria vita nel semplice fare parte al Popolo eletto; un rischio anche per noi nella tradizione cristiana: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”, col tragico misconoscimento: “Voi, non so di dove siete”. Ma non si chiude qui la nostra proposta evangelica: non all’Israele antico e a chi pratichi senza profondità d’impegno (lontano dall’ardore dello sforzo di gara alluso) il seguire Gesù; guarda ben oltre e già oltre chi si pretenda vicino, mira alle ‘genti’ lontane dall’ebraismo, a quelli che tutti credono ultimi ed invece, primi “Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno alla mensa nel regno di Dio”.

 

Don Giovanni Milani