Nella lettura continua dei vangeli vediamo questa narrazione delle tentazioni di Gesù in sequenza dopo il suo battesimo nel Giordano da parte di Giovanni; dopo la significativa immersione nella debolezza del popolo che cerca purificazione, vi è altra immersione: nell’esperienza del deserto che è solitudine, ma anche evocazione d’antico nel popolo d’Israele che nella prova del deserto fu formato da Dio alla libertà verso quella terra che ha da essere sua per dono dello stesso Signore. Il nostro testo, ma in verità tutt’e tre i sinottici, annotano come sia lo Spirito a sospingere, o come precisa Matteo, a portare su (ἀνήχθη), verso il deserto, il Signore Gesù per esservi tentato: lo stesso Spirito, apparso nel momento tanto significativo – dopo l’immersione del Signore Gesù nella fragilità e nel peccato umano – a confermare la voce del Padre che l’indicava proprio Figlio, lui, lo Spirito induce esperienza nuova del deserto.
Gesù, solo, nel deserto digiuna; il digiuno ci è segnalato significativo anche nel numero dei giorni allusivo a davvero tanto nella tradizione soprattutto penitenziale: da Noè, Mosè, sino all’intero popolo: Matteo e Luca è evidente vogliano sottolinearne il senso non solo personale. Si potrebbero, lo si fa ricorrentemente, analizzare le tre tentazioni che Matteo riferisce, ma credo ci sia prima più utile riflettere a farci meglio conoscere Gesù l’insistenza del diavolo, il divisore (è chiamato così tre volte, più una quarta con la voce ebraica di Satana) a proporre le tentazioni provocando Gesù, da poco proclamato Figlio dal Padre stesso, ad agire come tale: come Figlio di Dio, e così interpretare la propria missione, non nell’assumersi la “carne” dell’uomo peccatore per redimerla nel sacrificio, ma nell’imporsi con spettacolare potenza divina alla scena umana.
È propriamente la negazione di quanto Gesù ha mostrato nel chiedere il battesimo di Giovanni, approvato dal Cielo, sarebbe l’annullamento della missione nel senso più vero dell’incarnazione. La terza tentazione diventa scoperta a proporre dominio terrestre di contro a quella signoria universale cui tende invece la missione del Signore Gesù vincendo, nell’umanità assunta come propria, il male di ogni uomo e portando a condizione nuova la realtà tutta rinnovata sulla croce e così condotta a creazione nuova.
Le tentazioni del deserto, a cui Gesù è condotto dallo Spirito stesso prima di ogni azione di annuncio, ci parlano della consapevolezza nell’assumere pieno il proprio compito di redenzione da parte del Signore; sono anche poste alla nostra riflessione, proprio sull’inizio del cammino spirituale proposto a tutti noi verso la Pasqua: compimento in noi del dono supremo del Signore. La quaresima deve essere davvero significativa per noi tutti; ci è proposta dalla tradizione non solo come cammino interiore, ma nell’esempio dello stesso digiuno del Signore, come impegno che ci coinvolga con prova anche nei segni di penitenza esteriore nell’adesione al Signore, al mistero di salvezza a noi rivolto.
Don Giovanni Milani