DON GIOVANNI MILANI MEDITA: ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

Il “Magnificat” il cantico della vergine è posto al centro della nostra attenzione in questa grande festa dell’assunzione di Maria al cielo. 

Il grande dono di Maria è la sua maternità divina che la unisce singolarmente al Signore Gesù, Figlio di Dio e generato uomo da lei, a questo grande dono sono graziosamente connesse due singolarità: l’essere concepita senza peccato d’origine e l’assunzione al cielo con il suo stesso corpo glorioso nell’immediata partecipazione alla creazione nuova che la vittoria sulla morte di Gesù ha operato nella risurrezione. Maria è nella pienezza gloriosa, prima persona umana partecipe dell’umanità redenta dalla morte – risurrezione del suo Figlio Gesù. 

Se il suo è privilegio singolare, diviene per noi promessa ad alimentare la nostra speranza nell’umanità nuova cui saremo pienamente partecipi per il mistero del Signore Gesù. 

Della lettura evangelica troviamo da porre alla nostra felice considerazione soprattutto il cantico gioioso di Maria che sgorga dal suo cuore in quell’incontro con Elisabetta, segnato dalla inattesa e singolare presenza dello Spirito santo: quell’elevazione del cuore della Madonna si innalza a lettura della grandezza del Signore sempre generosamente aperta all’umanità a cominciare dal suo mistero di Madre di Dio. 

Maria esprime la gioia piena dell’animo nel dichiarare la grandezza del Signore che ha colto la sua piccolezza per innalzarla alla beatitudine che ogni generazione continuerà a proclamare come noi oggi facciamo; è proprio questa umiltà, fatta grande dalla grazia incredibile della maternità divina, che anche noi vogliamo proclamare gioiosi a gloria del Signore, di Maria e consolazione nostra. 

Il cantico è molto ricco di evocazioni antico testamentarie della grandezza di Dio che sempre ha agito secondo la generosità della sua grazia ben lontana dalle valutazioni e considerazioni correnti nel mondo, rovesciando invece superbie e innalzando piccolezze preziose ai suoi occhi. 

La gioia di Maria non sa esprimersi che come lode al Signore, non si concentra sulla propria persona, è invece riflesso della grandezza misericorde della grazia del Signore che l’ha vistata nella sua esiguità e l’ha innalzata alla ammirazione di tutte le generazioni che la dicono e diranno beata. 

Questa gioia della Madonna ci è esemplare a considerare la grandezza paterna del Signore sempre volta alla fragilità umana: nella maternità di Maria vediamo l’inizio della redenzione, nell’apoteosi della sua beata assunzione nel cielo, la promessa che regge la nostra speranza di partecipare, per la redenzione operata dal Signore Gesù, alla gloria divina. 

Maria vede operare in sé stessa la grazia, il dono di Dio e ci insegna la lettura profonda della realtà come grazia cui forse non abbiamo consuetudine riflettere. 

È grande gioia, diremmo di famiglia, riandare a grandezze che avvertiamo in chi ci è vicino: Maria – oggetto della nostra figliale tenerezza – ci indica che tutto è grazia, che la sua grandezza è frutto del dono del Signore, grazia e dono che per lei raggiunge l’umanità intera: è per suo mezzo che Dio si fa uomo per innalzare l’uomo al divino. 

Con istinto filiale il nostro cuore avvolge d’affetto la Vergine Maria che sentiamo tanto vicina nella sua maternità che ci avvolge; si apra a lode del Signore per questo ed ogni suo dono.

 

Don Giovanni Milani