DON GIOVANNI MILANI MEDITA: 1ª DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI S. GIOVANNI IL PRECURSORE

Si è celebrata la festa del Martirio di Giovanni e, nella nostra tradizione liturgica ambrosiana, si segna, per così dire, il termine della Profezia e della Legge che ormai solo nel Signore Gesù trovano completezza. 

Il grande successo di predicazione e battesimi che sta riportando Gesù, contraria i discepoli di Giovanni cui pare si oscuri il loro maestro e si recano da lui a lamentarsene, ma proprio lui se ne rallegra perché vi ravvisa il compimento della propria attesa. 

Possiamo vedere nel nostro testo e specificamente nell’immagine dello sposo (così tipica nell’AT a richiamare legame con Dio stesso) un confronto tra Gesù e Giovanni precursore che li dichiara inseparabili; anche i battesimi sono a richiamo l’uno dell’altro: il battesimo di acqua di Giovanni è finalizzato a quello nello Spirito del Signore Gesù. 

Il richiamo allo sposo giunge particolarmente significativo per il ripetuto uso passato, così quell’evocazione di Dio nei confronti del suo popolo è ora per Gesù che dà la vita per l’umanità intera e Giovanni precursore si ritaglia l’immagine felice dell’amico dello sposo che è attento all’apparato delle nozze, a farlo festoso, e dunque a gioirne primo perché la festa delle nozze sia grande e piena: ecco il suo compito. 

Alla richiesta dei suoi discepoli Giovanni risponde con un linguaggio in marcata continuità con quello, riferito in questo stesso capitolo, che Gesù ha rivolto a Nicodemo, ma prima usa la trasparenza simbolica dello sposo e dell’amico dello sposo per illuminare il proprio legame con il Signore: “non è lui il Cristo, ma ne è stato mandato avanti” sicché la sua “gioia è piena”. Afferma addirittura: “Lui deve crescere; io, invece, diminuire”; abbiamo però da intendere bene il diminuire di Giovanni che non è lo scomparire nel venir meno, è invece il realizzare la propria missione nel fare spazio, tracciare strada a lui. 

Poi riprende piuttosto in modo marcato il parlare che Gesù ha usato con Nicodemo e afferma che Gesù, lo sposo, “è al di sopra di tutti” perché “viene dall’alto” così “attesta ciò che ha visto e udito”, lui, mandato da Dio “dice le parole di Dio e senza misura dà lo Spirito”. 

La testimonianza di Giovanni il Battista che già aveva indicato in Gesù l’agnello di Dio qui si fa piena precisando il proprio ruolo di annuncio, la propria figura di solo battistrada del Signore. 

Giovanni è l’ultimo dei profeti, lui che segna a dito il Signore, è “il più grande tra i nati di donna”, “angelo del deserto”, com’è detto dai Padri, esprime l’annuncio estremo nel cammino antico d’Israele verso la salvezza che indica ormai solo nella grazia dell’atteso Messia: il Signore Gesù.

 

Don Giovanni Milani