DON GIOVANNI MILANI MEDITA: 12ª DOMENICA DOPO LA PENTECOSTE

A leggere bene quest’invio dei “Dodici” c’è molto da imparare perché, come sempre, il vangelo si rivolge a noi. 

Pare che Gesù doni parole e indichi azioni. Le parole sono d’annuncio (κηρύσσετε λέγοντες) più che di predicazione com’è tradotto liturgicamente, indicano “che il regno dei cieli è vicino”: propriamente non è che stia lì presso immobile, ma – lo dice l’espressione originaria – piuttosto si è dinamicamente avvicinato, infatti i Dodici (e noi pure) sono battistrada del Signore Gesù che lo reca. 

Le azioni sono poi molteplici: “Guarite gli infermi, resuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demoni – ἀσθενοῦντας θεραπεύετε, νεκροὺς ἐγείρετε, λεπροὺς καθαρίζετε, δαιμόνια ἐκβάλλετε –”. Mi permetto, mi par meglio, a rilevarne il linguaggio evidentemente profetico, di ritoccare così: “Curate i fragili, rialzate i morti, purificate lebbre, estirpate divisioni”. 

Il Signore ha cura, ancor più che dell’agire, del modo con cui l’inviato debba operare (c’è uno stile, evangelico, di fare annuncio in gesti e parole), ecco allora le descrizioni che, a me pare, siano anzitutto di semplicità, direi d’umiltà: del resto sono in conto di Gesù. 

Innanzitutto nel cammino (azione materiale e allusione al procedere nella vita) dobbiamo intendere l’attenzione “alle pecore perdute della casa d’Israele” come preferenziale più che esclusiva: il parlare è sempre profetico e continua a indicare la gratuità dell’agire quanto è stato del ricevere quel dono d’incarico e d’annuncio da svolgere in provvisorietà assoluta (“non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone”). 

Forse il richiamo di questo mancato equipaggiamento per il cammino, oltre che alla semplicità del povero e fin dello schiavo scalzato, è anche al giorno del perdono, il Kippur: si entrava così nel tempio. Adesso con Gesù è sempre giorno del perdono. 

Queste provvisorietà e umiltà sono un po’ come quelle della modestia dell’ospite, ma lo scambio di cordialità e cortesie non è propriamente formale: vi sta l’offerta, il dono della pace, la pace inviata dal Cristo che manda in suo nome i discepoli. 

Una pace – dono dell’inviato che lo reca dal Signore – che non deve e non può andare perduta: “torni a voi”. Il gesto dello scuotere la polvere dai piedi, era il gesto tipico dell’ebreo che ritornava da terra pagana, non propriamente di condanna: segnalava piuttosto richiamo da un comportamento pagano. Anche le forti espressioni di Gesù sono da attribuire più all’esprimersi profetico che a un vero e proprio scarto: segnalano la gravità oggettiva del rifiuto a farsi “degni”.

 

Don Giovanni Milani