DON GIOVANNI MILANI MEDITA: 11ª DOMENICA DOPO LA PENTECOSTE

Gesù ha compiuto gesti profetici – ne abbiamo visto anche la scorse domenica – e “gli si avvicinarono i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo e gli dissero: «Con quale autorità fai questo? Chi ti ha dato questa autorità?»”. Il Signore, a sua volta, pone loro una domanda circa Giovanni il Battista cui non vogliono rispondere, così Gesù stesso dice non voler evadere la loro richiesta ma continua l’insegnamento  proponendo tre parabole. La prima dice di due fratelli invitati dal padre al lavoro nella vigna; la seconda – la nostra –, sempre con sfondo della vigna, è detta dei vignaioli omicidi, poi la terza tratterà dell’invito a nozze per il figlio del re. 

Le parabole trattano del “regno dei cieli” il tipico tema di Matteo come dice esplicitamente la terza, cioè il rapporto autentico con Dio: “i sommi sacerdoti e i farisei” le intendono a loro proposito “e cercavano di catturarlo”, ma sarebbe errore ritenere noi estranei a quell’insegnamento. 

La trasparenza parabolica è certo limpida riguardo la storia del popolo d’Israele e fin dell’intera vicenda umana, ma rimanendo al nostro brano – la seconda parabola – mentre ripercorriamo quella storia, è bene si rifletta al nostro personale rapporto col Signore che, se è difficile sia di rifiuto drammatico quale è ripetutamente alluso là, deve scuoterci da possibili presunti rapporti religiosi fondati su pratiche più esteriori che sulla fede nella salvezza che solo il Signore Gesù porta a compimento dell’intero genere umano. 

Oltre la stretta narrazione della esemplarità in parabola, che suscita la reazione sdegnata degli ascoltatori invocando giustizia a “far morire miseramente quei malvagi per dare in affitto la vigna ad altri contadini, che consegneranno i frutti a suo tempo”, mette conto di fare più puntuale attenzione al richiamo scritturistico della pietra scartata che divien testata d’angolo a prestare solidità all’intera costruzione. 

Gesù non parla solo di storia, vicende passate o a lui contemporanee nel rifiuto, magari mascherato da pratiche meticolose e farisaiche, ma di lontananza del cuore da Dio e dalla sua vera legge, parla invece di autentico e rinnovato rapporto col Signore proprio nella sua propria persona. 

La pietra di scarto che divien solido fondamento è il Signore Gesù rifiutato dal suo popolo – il popolo del Signore – nei capi e farisei. 

La nuova immagine della pietra diviene assai forte a farci ben riflettere: solo il Signore Gesù con la sua morte e risurrezione è salvezza, ogni pretesa umana in alternativa, conflitto o scontro non ha esito che di fallimento totale; i termini sono molto forti: stritolamento e sfracello: non siano per noi.

 

Don Giovanni Milani