Il prossimo 30 aprile è stata fissata la conferenza dei servizi (Cds) che deciderà sulla richiesta di ampliamento della cava Vaiolo alta sul monte Magnodeno. Trattasi dell’ambito estrattivo ATE i3, di cui al PAUR (Provvedimento autorizzativo unico regionale) in discussione in Provincia, che riguarda la prosecuzione della coltivazione di giacimento di calcare dolomitico con ampliamento dell’area estrattiva a Nord-Est, per mc. 4.815.000 (comprensivi dei volumi residui al 16.1.2019, già autorizzati con A.D. n. 312 del 19.12.2017) per altri 10 anni di escavazione, operatore Unicalce.
Durante la conferenza del 31 marzo, Comune di Lecco ed ARPA, Comitati e Associazioni Ambientaliste e privati cittadini hanno sollevato diverse criticità riguardanti aspetti di tipo idrogeologico e idraulico, nonché riferite alla destinazione finale dell’area. In quella sede il Comune di Lecco ha espresso un parere sospensivo per poter approfondire.
La convocazione della nuova Conferenza dei servizi da parte della Provincia in modo anticipato rispetto alla richiesta di sopralluogo dei consiglieri comunali di Lecco previsto per maggio, ci sembra una mossa ad hoc per evitare possibili ulteriori intralci all’approvazione di questo procedimento. Inoltre, le integrazioni allo Studio di Incidenza di Unicalce sono state caricate sul portale regionale che raccoglie le procedure in corso, in data 26 aprile, con soli 4 giorni di anticipo rispetto alla data designata per la Cds, un tempo sicuramente insufficiente ad una loro attenta analisi ai fini dell’espressione di un parere tecnico ben ponderato.
Lo scorso 16 aprile le nostre Associazioni hanno partecipato di buon grado, insieme ai rappresentanti del Comitato Salviamo il Magnodeno, al Tavolo della sostenibilità sulle cave, convocato dall’Assessore all’ambiente Renata Zuffi.
In detta sede abbiamo avuto modo di affermare come l’attività di cava (3 sono gli ambiti estrattivi) sul monte Magnodeno sia un processo non reversibile e quindi di per sé non sostenibile, che deve essere affrontato con cautela. In un ambito territoriale come quello della città di Lecco che ha fatto della sua storia e della sua prospettiva di sviluppo proprio la montagna, l’attenzione da prestare alla ricostruzione del valore “paesaggio” deve essere alta e non può essere ignorata.
Sulla questione servono decisioni coraggiose in grado di prevedere, in un orizzonte temporale non lungo, la chiusura delle cave e il completo recupero delle ferite perpetrate negli anni: la ricostruzione del bosco con condizioni di naturalità migliori delle attuali ed ad alta biodiversità.
La vocazione turistica della città di Lecco, se opportunamente governata, potrebbe creare nuovi processi economici sostenibili capaci di sostituire l’economia generata dall’attività di cava. Le due cose però non possono convivere: col turismo sostenibile si costruisce un’economia democratica, diffusa e capillare, rispettosa dell’ambiente che può offrire numerosi posti di lavoro.
Serve un’attenta e puntuale verifica dei quantitativi di materiali estratti, quantitativi che devono essere più consoni all’assetto idrogeologico ed alla salvaguardia del monte. Ma soprattutto, occorre attuare una profonda innovazione nel settore delle attività estrattive, nella direzione dell’economia circolare, che consentirebbe di ridurre il prelievo di materiali vergini e l’impatto delle cave nei confronti del paesaggio.
Rispetto al PAUR in corso abbiamo fatto presente che, pur con le migliori intenzioni dell’Amministrazione Comunale di predisporre con l’operatore una stringente convenzione, con la conclusione del procedimento e l’eventuale approvazione del progetto di gestione produttiva proposto non si potranno modificare le scelte progettuali approvate.
Chiediamo alla Provincia di accogliere la richiesta di rinvio espressa dal Comune di Lecco e di permettere la presenza come uditore di un rappresentante delle associazioni scriventi alla prossima seduta.
Chiediamo che, al fine di poter valutare effettivamente l’impatto paesaggistico dell’operazione di ampliamento e di recupero secondo modalità miste di ripristino a naturalità e ad enfatizzazione dell’artificialità, all’azienda venga richiesta la presentazione di un rendering di quanto sortirà a conclusione dei lavori.
Chiediamo che, il Comune di Lecco esiga in modo imprescindibile di conoscere nei dettagli il reticolo idrico minore, sul quale l’attività estrattiva potrebbe avere un significativo impatto.
Chiediamo che qualora tutti gli aspetti di maggiore criticità sollevati nella precedente seduta non fossero pienamente risolti dalle integrazioni progettuali di Unicalce, gli Enti titolati esprimano un parere negativo in nome dell’impossibilità di garantire tutela del territorio e del paesaggio in base alle condizioni fino ad ora proposte.
Legambiente Lecco
Presidente Laura Todde
Wwf Lecco
Presidente Lello Bonelli