CARTA VETRATA/NAVA IL BELLO
(L’E’ PROPRI UN BEL BAGAI, MA…)

Nava DanieleDiciamolo con tutta onestà, questa mia lettera, oggi, è un po’ telefonata, era prevedibile. Come fa una donna come me che, seppur sposata, non ha messo la crema da notte sugli occhi, a non scrivere qualcosa, la sua opinione, sul sondaggio, per il momento solo italiano, che ha visto primeggiare il nostro Daniele Nava come il più bello e sexy Presidente di tutte le Province del regno?

Daniele Nava, anche per una donna matura come me, può destare interesse. Il sondaggio poi era un’intervista a 1.300 donne italiane, tra i 20 e i 70 anni. Quindi ci stiam dentro come un guanto fasciato da sera.

Daniele Nava per tutte noi, intervistate o meno, l’è propri un bel bagai. Un bel partito. Come si diceva ai miei tempi parlando fitto fitto nel cortile sotto casa. Abbronzato, occhi verde intenso, aitante.

Me lo ricordo ancora così maschio e, nello stesso tempo, femminilmente ammiccante, sui cartelloni elettorali 10metrix5, che invadevano la mia città e tutte le altre in campagna elettorale anni fa. Mi consumavo in notti insonni, in pranzi affrettati, in troppi caffè, in lunghe camminate solitarie, mentre stringevo in tasca con forza quel santino elettorale.

E resistevo con testardaggine a non volerlo buttare via. Ogni volta che lui non era in tv, non era in piazza con un gazebo, non c’era, quando lui non era con me, cercavo disperatamente quel pezzo di cartone con su lui, quel gran pezzo d’uomo, e cercavo di ricordare il timbro della sua voce, le sue parole, le sue carezze che mi avrebbe fatto.

La sera non mi addormento senza aver prima immaginato le sue mani, i suoi occhi che mi bucavano il cuore. Ogni giorno aumentava il desiderio e la mia sofferenza si faceva infinita. Perché non mi chiama? Perchè non viene in tv? L’attesa è stata una tortura. Non potevo crederci, non era da me.

Ora ho messo il cuore in pace. Non mi ha lasciato il tempo, lui correva troppo, era impossibile tenere il suo passo. Ma la delusione più grande non è stata nemmeno questa, la mia scarsa memoria o la sua scarsa mobilità, ma è stato scoprire che, tolto il cellophane, specchio Nava aveva, ha, i più banali connotati impiegatizi. Ha, come loro, sempre la stessa faccia, tutti la stessa faccia, la stessa cravatta, lo stesso spezzato da managerino, e soprattutto un comune e imperdonabile vizio: il mito dei Mari del sud. Dell’abbronzatura perenne.

Dall’immaginario di Paul Gauguin a quello dei dépliants di Alpitour, quelle adorabili isolette sono decadute al punto di diventare uno dei più classici luoghi comuni fantozziani, dove per giunta è quasi inevitabile incontrare l’ortolano, il vicino di casa, probabilmente anche il funzionario statale che, bloccandogli il Patto di stabilità, lo perseguita.

Lui, il nostro ci deve andar lì per una questione di consenso e consumo: aragoste e champagne costano una sciocchezza. Nava il bello è utile come il suo slogan elettorale. Di questi tempi, dove le Province hanno sempre meno soldi, questa deve essere sicuramente la caratteristica più importante per far funzionare bene un Ente e che salta subito agli occhi.

In effetti Nava di politico, di amministrativo, per il bene comune – di donne e uomini lecchesi – cosa ha fatto? Intendo oltre a spargere il sale grosso quando nevica? Bel l’è bel, mal’è a mo pù se mol. Quindi non solo come Presidente, Nava è insufficiente anche come decisore. Per uno con quella mentalità (e quella vocazione) è davvero il colmo.   

Ecco di Nava tutto si può dire tranne che sia (di) un bel partito.

C. V.