BOSISIO: IL SALARIO MINIMO,
GLI ASPETTI LOCALI
E MASSIMO CACCIARI

Prendendo spunto dall’articolo dall’articolo su Lecco News e successivo commento di Paolo Trezzi che in gran parte condivido, mi vengono in mente alcune brevi considerazioni ad integrazione: certamente anche nelle Amministrazioni di sinistra o pseudo sinistra il ricorrere a strumenti contraddittori quali le retribuzioni “sottopagate” per alcuni operatori, spesso forniti dalle cooperative, è non poche volte un dato di fatto.

Spesso cercano di giustificarsi dicendo: “ma se la legge lo consente e visto che siamo penalizzati dai sempre più esigui trasferimenti economici dei livelli superiori…” ma così facendo è innegabile che appaia perlomeno contraddittoria la loro richiesta per un salario minimo.

Ma questo fa parte di alcune ambiguità di fondo non solo della pseudo sinistra che non sa proporre un sistema socio-economico alternativo al modello neo liberista ( che invece fiorisce in varie realtà associative di base) ma che la destra, solo presuntivamente “sociale”, cavalca e giustifica addirittura a viso aperto.

Sull’ulteriore pur giusta accusa di non aver promosso analoghe misure d’equità durante il loro governo non mi pare esercizio di onestà intellettuale accomunare chi da vario tempo, per primo e in tempi non sospetti aveva promosso il Salario Minimo, come del resto il tanto strumentalmente vituperato Reddito di Cittadinanza (pur con tutti i suoi limiti e migliorie possibili). La realtà ha visto in effetti i 5 Stelle ( pur con tutte le proprie ombre ma anche con le ineludibili luci) spesso soli nel difendere tali importanti misure, ed avendo contro ( incomprensibilmente e non solo per me, come avevo scritto in passato) non solo la sinistra cosiddetta tradizionale ma anche i sindacati.

Questo va riconosciuto per obbligo perlomeno morale e, ripeto, per onestà intellettuale.

Ma rispetto a certa solo presunta sinistra o centrosinistra come non rilevare il “parere qualificante” della loro “cultura politica” spesso osannata perché arguta e intelligente, leggasi Massimo Cacciari?

Non che Massimo Cacciari, filosofo e politico nonché ex sindaco di Venezia, mi sia mai piaciuto. Proprio in ragione delle sue spesso arroganti invettive mediatiche dall’evidente sapore “sentenziatorio”, non è certo facile attribuirgli un’istintiva simpatia, anzi a volte sembrano queste sue caratteristiche “teatrali” quelle che lo fanno prediligere da certi talk show “gridati” e sempre in vena di alimentare polemiche: nel variopinto mondo mediatico, in costante ricerca di audience, lui potrebbe ben rappresentare il personaggio saccentone e al contempo ombroso con picchi calcolati d’incazzatura alternati a dotte (presunte?) pacate discettazioni.
L’altro giorno mi sono imbattuto proprio in uno di questi suoi “momenti interpretativi”, forse uno dei “pezzi” rappresentativi “migliori”, peraltro non solo suoi ma anche tipici di certa solo presunta cultura politica di “sinistra”, perlomeno quella che vanterebbe analisi pensose e articolate.

Quelli di cui avverto una non solo istintiva irritazione proprio per aver assunto incondizionatamente quegli indicatori neoliberisti e quant’altro che invece dovrebbero appartenere alla loro “cassetta degli attrezzi” perlomeno critici. A maggior ragione, visto il loro ruolo di divulgatori del “Verbo”.

E la loro “intelligenza” risulta quindi un’aggravante, peraltro spesso spocchiosa, e non invece un’attenuante.
Ma torniamo al tema della sua specifica analisi e cioè il suo netto ed articolato giudizio sul “tema del giorno” per i salotti non solo tv e cioè sul “salario minimo” (che può purtroppo “far scuola”: forse non è un caso che sia riportato sui siti “scolastici”come quello qui di seguito evidenziato).
https://www.orizzontescuola.it/salario-minimo-cacciari-lidea-di-poter-stabilire-i-livelli-salariali-dallo-stato-e-ridicola-presto-tanti-lavori-saranno-spazzati-via/
Per la verità, ma solo apparentemente, il ragionamento (questa volta pacato, ma dal contenuto sociale assai tagliente..) sembrerebbe filare per le argomentazioni addotte intrise di un altrettanto apparente disincanto, tipico di “chi conosce bene la realtà”. Come non sottoscrivere la “denuncia” delle reali difficoltà sindacali e i relativi rapporti di forza che attualmente regolano il cosiddetto “Mercato del lavoro”?

Quello che non convince, anzi ciò che è anacronistico per non dire ipocrita, in questa sua analisi che finisce col depotenziare lo strumento del “salario minimo” (peraltro presente, sotto forma di varie articolazioni, in molti Paesi europei) è il far finta di non sapere che esistono milioni di salariati che non dispongono di effettive tutele sindacali e che proprio in ragione di ciò necessiterebbero di un istituto tutelativo minimo per legge che salvaguardi la dignità del proprio lavoro e quindi della propria quotidiana sussistenza.

Sarebbe questa la “sinistra ispirata”? Quella che fa partorire titoli a caratteri cubitali come questi?: Salario minimo, Cacciari: “Idea patetica e ridicola”, , Il professor Cacciari distrugge il salario minimo in diretta TV, “Patetici e ridicoli”. Cacciari asfalta la retorica della sinistra …

Ma, attenzione, quello che sembra una scelta di campo non retorica a supporto poi invece, nel suo eloquio, del Reddito di Cittadinanza, di fatto rende quest’ultimo opponibile al “salario minimo” e non invece, assai utilmente, integrabile semmai con esso.

Eppoi quale coerenza con precedenti sue prese di posizione sul Reddito di Cittadinanza?:
https://www.controradio.it/cacciari-reddito-cittadinanza-e-quota-100-hanno-controindicazioni-spaventose-ma-no-alternative/
http://www.simofin.com/simofin/index.php/firme/1550-cacciari-qreddito-di-cittadinanza-che-puttanataq
Il tutto in nome di un solo presunto realismo che però finisce col legittimare i rapporti di forza iniqui attuali nel mercato del Lavoro, come lui stesso li definisce.

Sottigliezze interpretative o ennesimo tentativo di assegnare sempre allo Stato e alle sue leggi un ruolo subordinato rispetto ad un Mercato che dovrebbe “sapersi regolare da solo”, attraverso il “libero” ruolo dei propri attori sociali?

Sta proprio attraverso questo sottile e insinuante “principio” che certa ” realistica” sinistra (e a maggior ragione la destra, specie quella del Governo attuale che nulla a che vedere con una effettiva e cosiddetta “destra sociale”) cerca di far passare una “visione culturale” che ha sposato, ormai quasi acriticamente, il credo neo liberista e le sue “leggi”. Con l’aggravante di contribuire alla rassegnazione a certi suoi meccanismi palesemente distorsivi: il Mercato da mezzo per servire l’Uomo a fine a cui quest’ultimo si deve subordinare nei fatti.

È la riproposizione del famoso, o meglio famigerato, MENO STATO E PIÙ MERCATO, anche in settori nevralgici come quelli attinenti alla gestione dei Beni Comuni Primari, a partire dal Diritto/Dovere alla Salute?

Ai lettori darsi una risposta…

Germano Bosisio
Lecco

 

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