Lodevole l’iniziativa promossa dall’Amministrazione di Lecco relativa alla piantumazione di 22 alberi “adottati” dagli studenti di altrettante scuole lecchesi, riportata su vari media locali.
Lodevole, si dirà, perché cerca doverosamente di “educare” le nuove generazioni alla cura dell’ambiente, a partire dai vari effetti positivi producibili dalle piante ed in primis dal loro assorbimento dell’anidride carbonica (CO2), considerata la maggior responsabile del cosiddetto “effetto serra”.
Peccato che le nuove generazioni, ma anche quelle mature, non siano altrettanto ed ancor più efficacemente sensibilizzate sugli effetti di una delle più imponenti fonti emissive locali di CO2 e cioè il forno inceneritore di Valmadrera.
Rispetto al solo “effetto serra”, i conti sarebbero inequivocabili anche per i bambini delle scolaresche.
Prendendo spunto da un precedente pubblico “afflato ambientalista” del sindaco Brivio, comparso non molto tempo fa sui media locali, i conti sono presto fatti:
130.000 sono all’incirca le tonnellate di CO2 emesse annualmente del Forno Inceneritore
Il dato successivo è rilevato direttamente e letteralmente dal “lezionario” di esternazione pubblica di Brivio:
“piantare un albero (un albero di medie dimensioni assorbe ogni anno circa 6 kg di CO2)”.
Quindi basterebbe fare una semplice divisione per “imbattersi virtualmente “ in una foresta che non ti aspetti di ben 22 milioni di alberi equivalenti (non 22 alberi), che occorrerebbero per “neutralizzare il contributo all’effetto serra” del Forno Inceneritore.
Per dare qualche riferimento orientativo e l’ordine di grandezza di una tale foresta basterebbe paragonarla ad equivalenti 30.000 campi di calcio o, se si vuole – ma per eccesso –, all’estensione dell’area quadrata di circa 13 km di lato utilizzata per l’analisi epidemiologica commissionata da Silea.
Un’area, come da mappa pubblicamente riportata dai media, amplissima che include dall’Oggionese al territorio di Lecco e da Cesana/Suello al Barro/Garlate/Pescate e oltre (compresa una cospicua quota dei laghi interessati).
Quindi come può allora un’Amministrazione pubblica come quella di Lecco (ma ci sono anche quelle di Valmadrera, Civate, Annone, Oggiono, Ello, Galbiate… e di molte altre della Provincia), così determinante per tutto il territorio, essersi schierata a favore del progetto Teleriscaldamento che, nei fatti e a detta di un sempre maggior numero di cittadini, rappresenta un vero e proprio escamotage per continuare a bruciare rifiuti (e ad emettere enormi masse di CO2) ancora per molti anni?
Ben altro che demagogicamente “affidare simbolicamente questi 22 alberi alla cura dei ragazzi”!
Si fermi invece il Teleriscaldamento e si inizi a progettare e praticare da subito percorsi alternativi di riconversione virtuosa all’incenerimento (per la salute, per l’occupazione, per i minor costi per i cittadini, per non termo-distruggere i materiali…), peraltro già attuati con successo in vari altri territori (e quindi visitabili e riscontrabili).
Questo sì sarebbe un credibile altro modo per “educare” ragazzi e cittadini non solo ai propri diritti ma anche ai rispettivi doveri!
Ma le Amministrazioni Comunali siano coerenti e diano il buon esempio!
Germano Bosisio, Tiziana Rinaldi, Paolo Dell’oro (componenti del Com. Lecch. Acqua Pubblica e Beni Comuni);
Aldo dal Lago, Enzo Venini, Salvatore Krassowski (componenti della Rete Consiglieri Informati);
Sandro Magni