LECCO/ACT NOW, IDIOTS MERCALLI:
“LA TERRA HA LA FEBBRE ALTA,
L’UNICO PIANETA CHE ABBIAMO”

LECCO – È l’urgenza l’argomento più importante che sta a cuore a Luca Mercalli, il famoso geologo e meteorologo divenuto un noto volto televisivo, prima da Fabio Fazio, con “Che Tempo che fa”, poi con i suoi editoriali su Rai News 24, giunto a Lecco per due incontri entrambi partecipatissimi.

Il primo al mattino nella sala dei Cappuccini con più di 500 studenti delle scuole superiori lecchesi (“gli studenti sono stati due ore in assoluto silenzio e attentissimi a quello che Mercalli diceva”, ci ha detto una organizzatrice dell’evento) e il secondo al pomeriggio alla Camera di Commercio: anche qui sala pienissima di pubblico tra cui ancora molti studenti del corso serale del Parini.

Act now, idiots”: con la foto di questo cartello un po’ provocatorio Mercalli ha voluto concludere il suo intervento, tutto giocato sull’urgenza di intervenire sulle emissioni ambientali di CO² soprattutto, prima che sia troppo tardi.

“La Terra è come un uomo malato che oggi ha la febbre a 38 gradi: dobbiamo pensare che tipo di strategia usare per fargliela abbassare, prima che sia troppo tardi. Altrimenti arriverà non solo a 39-40, febbre grave, ma addirittura a 41-42, quando si arriva al decesso, senza poter fare più niente”. Continuando di questo passo, entro il 2.100 il riscaldamento globale aumenterà di 5 gradi circa, “vuol dire la definitiva desertificazione di ampie aree oggi ancora agricole”, oltre al causarsi di tifoni ed episodi climatici sempre più devastanti: Mercalli ha ricordato che in questi giorni in Australia ci sono quasi 50 gradi centigradi, 40 solo a Canberra, mentre tutto il nostro pianeta ogni anno cresce di 70 milioni di abitanti (oggi siamo 7 miliardi e 762 milioni).

“Con la Convenzione di Parigi, firmata nel 2013 dal presidente statunitense Obama, tutti i paesi si erano impegnati a ridurre le emissioni di CO² per arrivare a una previsione di 2 gradi aggiuntivi nel 2100. Oggi però Trump dice di non credere alle teorie degli scienziati, vuole andare avanti con l’energia fossile (petrolio) e ha ritirato la firma degli USA. Gli altri andranno avanti da soli nel loro programmi, ma certo così facendo se ne indebolisce l’azione”. Anche i Cinesi, dopo un periodo di grande sviluppo economico, che ha portato a catastrofi ambientali a Pechino e in altre città, in certi giorni completamente sommerse dallo smog e dove si girava solo con la mascherina, si stanno rendendo conto che il problema esiste.

Non si può più far finta di niente: il problema è noto da più di un secolo. La prima previsione sul probabile riscaldamento della Terra e’ addirittura del 1896, nel 1938 la prima nalisi scientifica sul’innalzamento della temperatura globale,altre ricerche tra il 1957 e il 1960, mentre l’allarme era gia’ stato lanciato nel 1979 dall’Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti, raccolto in un libro di Jule Charney”.

“Cosa è stato fatto in tutto questo tempo ? Quasi nulla, se non dare dei pessimisti e degli iettatori a questi scienziati che presentavano le loro ricerche”.

“Il problema è l’anidride carbonica che deriva dalla combustione dei fossili, cioè il petrolio e il carbone. La Natura ci ha messo 300 milioni di anni per trasformare in petrolio quella che era la vegetazione preistorica; per il carbone circa 100 milioni di anni. Tutta la CO² che c’era in questi fossili viene pero’ liberata con il loro utilizzo e con la combustione. È questo che causa il riscaldamento globale”.

“Alcuni anni fa nell’Antartide è stato fatto un carotaggio di ben 3.270 metri di profondità nel ghiaccio, fino ad arrivare alla terra sottostante. Con questo carotaggio abbiamo dati certi sull’anidride carbonica presente nell’atmosfera negli ultimi 800.000 anni. Sono dati importanti, che ci dimostrano che spesso ci sono stati dei picchi di anidride in passato, ma mai come in questi ultimi anni e in questo secolo, in cui la temperatura è aumentata di almeno un grado. Ciò provoca naturalmente lo scioglimento dei ghiacciai, non solo sulle nostre Alpi, all’origine dei fiumi e della nostra acqua dolce, ma soprattutto in Groenlandia, l’innalzamento quindi del livello degli Oceani, il concreto rischio che molte zone costiere siano allagate, Venezia in primis”.

Più si aspetta e peggio è dunque: a presentare altri dati che rilevano il problema il segretario nazionale di Legambiente Stefano Ciafani, che ha ricordato le varie convenzioni internazionali elaborate negli ultimi decenni, a partire da quella di Kyoto del 1997, ma molto più recentemente nel 2018 in Polonia, a cui però l’amministrazione Trump non ha voluto partecipare, per cercare di ridurre non solo le emissioni di CO² ma anche la produzione della plastica, che sta coprendo parti sempre più vaste dei nostri Oceani.

“Esiste però anche la plastica biodegradabile, creata con scarti di prodotti agricoli, e quindi decomponibile, la cosiddetta”bioplastica”. È su questo terreno che bisogna continuare.
Sicuramente l’uomo troverà alcuni sistemi scientifici che potranno aiutarci a risolvere i problemi: noi italiani sul piano delle invenzioni poi siamo specializzati”.

Fare qualcosa e subito: è anche il messaggio di Greta, la giovanissima studentessa svedese, che a settembre 2018 si è incatenata con i suoi compagni davanti al Riksdag, iniziando un singolare sciopero della fame, affinché ai giovani non sia rubato il futuro.

Sta ai politici, di qualunque paese, raccogliere queste sollecitazioni, ricordando, come dice Mercalli, che di pianeti a disposizione ne abbiamo uno solo, non due o tre come occorrerebbero se continuassimo con i nostri attuali consumi e con gli sprechi di risorse.

Enrico Baroncelli