40 ANNI DI VIRUS DELL’AIDS.
FLASHMOB E PRESERVATIVI
CONTRO L’ASSORDANTE SILENZIO

LECCO – Sono passati quarant’anni dalla pubblicazione sul New York Times di un articolo che documentava l’arrivo di una nuova e sconosciuta malattia poi identificata con AIDS, acronimo di “Sindrome da Immunodeficienza Acquisita”. Da anni il 1 dicembre è la giornata che ricorda l’importanza di contrastare la diffusione di questa malattia, lavorando su informazione e prevenzione.

Nonostante in questi 40 anni sono stati fatti tantissimi passi sulla cura delle persone sieropositive, da tempo ormai assistiamo ad una quasi totale dimenticanza. Poca informazione e quasi nessuna campagna di prevenzione, e intanto il virus continua a circolare, spesso fra i più giovani.

Questo assordante silenzio riguarda anche il nostro territorio: nessuna campagna di prevenzione ed informazione attuata o prevista.

Per questo motivo l’associazione Renzo e Lucio lo scorso sabato ha attivato una performance artistica, girando per la città e fuori da alcune scuole. “Abbiamo scelto di vestirci di bianco con una maschera inespressiva sul volto per denunciare sia il pericolo ancora diffuso di un virus che circola indisturbato sia il silenzio che grava sulla prevenzione”. dicono i volontari dell’associazione.

Con gli stessi indumenti stamattina i volontari sono tornati fuori dalle scuole per distribuire informazioni e materiale per la prevenzione.

“Abbiamo distribuito dei profilattici agli studenti – spiega Dalila Maniàci, presidente di Renzo e Lucio – per ricordare l’importanza della prevenzione. Ormai il virus si trasmette prevalentemente attraverso i rapporti sessuali non protetti. Con il profilattico abbiamo allegato un volantino con alcune informazioni sul contagio, i sintomi, e la prevenzione. Ci preoccupano i dati di diffusione fra i giovani ed il fatto che la sieropositività venga diagnosticata tardivamente a seguito di sintomi di alcune malattie correlate e non attraverso dei test che potrebbero essere fatti con regolarità è più tempestivamente. Se si hanno rapporti a rischio e non si fa poi un test di controllo o non ci si sottopone a profilassi specifica si rischia poi di contagiare altri e di avere una diagnosi tardiva della malattia che compromette o ritarda la cura”.