“DIALOGHI SOSPESI” A OGGIONO.
COMUNICANO LE ARTI E I MONDI
DI 2 GIOVANI ARTISTE MONZESI

OGGIONO – Villa Sironi di Oggiono è diventata ancora una volta “casa dell’arte” per tre giorni fino a domenica 18 ottobre grazie alla mostra Dialoghi sospesi. L’evento è stato organizzato dall’Associazione Culturale Clerici Vagantes con il patrocinio della Città di Oggiono e ha permesso al pubblico di scoprire le opere di due giovani artiste della provincia di Monza: le fotografie concettuali di Veronica Pirovano e le illustrazioni e gli oggetti di scena realizzati da Giulia Rossena. Nei tre giorni dell’esposizione l’arte è stata protagonista anche attraverso la musica di Roberta Scimé, cantautrice e musicista oggionese che si è esibita accompagnata dalla sua chitarra con un repertorio di brani pop, folk e rock.

Le due artiste si sono conosciute al liceo artistico di Monza e hanno poi intrapreso percorsi accademici e professionali diversi. Veronica Pirovano si è diplomata in graphic design e art direction alla Naba e ha lavorato nell’ambito pubblicitario, per poi specializzarsi in fotografia. Negli ultimi anni ha intrapreso la strada della fotografia concettuale, partendo da quelli che sono i suoi interessi e le sue passioni nel quotidiano come la pittura, le immagini, la natura, per realizzare delle composizioni personali combinando i propri scatti con l’arte digitale. Dalle sue creazioni emerge un certo gusto per l’onirico e il surreale che lascia spazio a stati d’animo, emozioni e sensazioni e per un uso “pop” del colore.

Giulia Rossena ha studiato scenografia e costumi per lo spettacolo a Brera e lavora come illustratrice per uno studio grafico e come costumista per il teatro. Ama lavorare soprattutto con la grafite e il foglio di carta e con il bianco e il nero, creando atmosfere sospese e un senso di calore e intimità.

I differenti linguaggi e le modalità espressive utilizzate dalle artiste creano due mondi in grado di stabilire un contatto ed entrare in silenziosa comunicazione tra loro.

Veronica e Giulia, come si è realizzato l’incontro tra i vostri due mondi artistici e come nasce la mostra “Dialoghi sospesi”?

V.P. – Siamo entrati in contatto con l’Associazione Clerici Vagantes di Oggiono e abbiamo scoperto questo posto, Villa Sironi, di cui ci siamo subito innamorate e abbiamo iniziato a pensare a come trasformarlo per ospitare le nostre opere. Abbiamo modificato e ripensato questa mostra in diversi modi in base alle esigenze e alle cautele imposte dalla situazione attuale. “Dialoghi sospesi” nasce dalla volontà di far incontrare i nostri due mondi, il mio pulito e rigoroso, fatto di immagini oniriche e contaminazioni tra tecniche e immaginari differenti, e quello di Giulia che è un mondo più materico, fatto di matite, carta, pastelli colorati e fortemente influenzato dalla poesia, dalla musica e dal teatro.

Nelle vostre opere al di là delle differenze ci sono molti punti in comune, a partire dai temi e da quello che volete esprimere…

G. R. – Sì, è interessante come i temi che affrontiamo siano spesso comuni, come il tema della casa, dell’abitare, del sentirsi al sicuro ma anche isolati all’interno di un luogo famigliare. È un tema molto attuale per il momento che stiamo vivendo. Io ho sentito molto la mancanza di contatto fisico e di abbracci in questo periodo. Per questo abbiamo concepito l’allestimento della mostra come se fosse un grande abbraccio, sia un abbraccio tra me e lei, infatti le opere sono disposte in modo circolare per entrare in contatto e comunicare tra di loro, sia un abbraccio per chi viene a visitare, per farlo sentire a casa, protetto. Al centro dello spazio espositivo ci sono due sedie che rappresentano proprio l’incontro tra di noi e i nostri mondi, circondate da pagine bianche che simboleggiano le infinite possibilità di creazione, nostre ma soprattutto del pubblico che guarda e si interroga. Attraverso questa interazione si crea uno spazio neutro, aperto a qualcosa di nuovo.

Quali sono i temi comuni che affrontate nelle vostre opere e le tecniche artistiche che utilizzate?

V. P. – Sicuramente il tema dello sguardo, della comunicazione attraverso il silenzio, da cui appunto il titolo dialoghi sospesi perché avvengono attraverso il linguaggio non verbale, ma anche lo sguardo rivolto verso l’interno, il guardarsi dentro per comunicare con sé stessi e per comunicare te stesso agli altri, e la connessione con gli elementi naturali. Nelle mie opere c’è tutta una parte surrealista e metafisica che attinge da un immaginario artistico che mi piace molto. Preferisco creare immagini a partire da singoli elementi realizzati da me. Ad esempio fotografo diversi soggetti e poi li combino per creare un’immagine nuova oppure fabbrico degli oggetti, degli arredi o degli ambienti attraverso la scultura, il disegno, il modellismo. L’idea nasce quasi sempre da uno stato d’animo che visualizzo nella mia mente per poi disegnarlo e capire come realizzarlo concretamente.

G.R. – Io uso prevalentemente la grafite su pannelli o fogli bianchi. Mi piace molto ritagliare le figure e riposizionarle per farle muovere nello spazio. Sono affascinata dal bianco e dal vuoto, il bianco che spesso circonda i miei soggetti lo considero una presenza molto forte piuttosto che un’assenza. Prediligo il bianco e il nero ma mi affascinano anche i pastelli colorati, gli acquerelli, oltre ovviamente ad attività come cucire per confezionare costumi teatrali.

Una domanda di “attualità”, come avete vissuto da artiste questo periodo particolare tra lockdown e distanziamento sociale?

V. P. – Per me è stato un periodo di svolta, perché finché si è immersi nel flusso del proprio lavoro quotidiano non si ha tempo e energie per sgombrare la mente, poi improvvisamente il mondo intorno a te si ferma e allora inizi davvero a confrontarti con te stesso e a riflettere… Io ho vissuto il lockdown da sola, lontana da tutti gli affetti. In quei momenti ho riflettuto sugli stati d’animo che stavo vivendo e ho cominciato a pensare come avrei potuto condividerli con gli altri, perché sentivo che in qualche modo avrebbero potuto essere utili a qualcuno.

G. R. – A me in questo periodo da un lato sono mancati moltissimo gli abbracci, il contatto fisico con gli esseri umani ma anche con gli alberi e la natura. Mi sono spesso ritrovata a disegnare degli abbracci. D’altro canto in certi momenti ho anche apprezzato la possibilità di fermarmi, isolarmi e mettermi in ascolto di me stessa per chiedermi “Cosa sta succedendo? Cosa sento? Come mi sento?”.

Fabio Ripamonti