COSTA MASNAGA – Sulla panchina di Basket Costa nella prossima stagione non ci sarà Gabriele Pirola. Un’avventura lunga e intensa con Coach P. che termina dopo una grande impresa come la promozione in Serie A1. È entrato in società nel 2011, seguendo per un biennio il maschile (U13 e U14 Eccellenza), mentre dal 2013/14 è iniziata la sua avventura come head coach della prima squadra femminile.
Nel 2015 la promozione dall’A3 all’A2, nel 2017 la vittoria della Coppa Italia davanti al nostro fantastico pubblico e quest’anno la stupenda cavalcata che ci ha portati fino in Serie A1.
Ecco le parole di coach Pirola:
“Non è un addio. Mi metterò comunque a disposizione se ci sarà bisogno. Con questo gruppo si è chiuso un ciclo, raggiungendo il massimo traguardo possibile nel miglior modo possibile. Ho dato tutto, e ricevuto ancor di più in questi 6 incredibili anni. Una volta ottenuta la promozione ho sentito di non avere la forza di aprire un nuovo ciclo, parlandone con Bicio e Pier. Non è stato per nulla facile prendere questa decisione, ma credo sia la migliore sia per me che per la squadra: dopo sei anni così era giusto ripartire da un’altra voce, da altre idee, per rinnovarsi e crescere”.
Rimarrai a Costa in altra veste?
“Mi sento legato al Basket Costa e a questo progetto. Ora mi prendo qualche settimana per assorbire un po’ meglio la mia scelta. Poi mi metterò a disposizione e vedremo, con calma, in cosa potrei inserirmi con motivazione ed essere utile. Nel tempo capiremo se ci sarà occasione o meno”.
Cosa ti resterà di questi splendidi sei anni da capo allenatore?
“Rapporti umani, fiumi di adrenalina. Un senso di soddisfazione immenso e qualche piccolo rammarico”.
Quanto sei cambiato dal 2011 quando sei arrivato in società fino ad oggi?
“Questo percorso mi ha fatto crescere sia da un punto di vista tecnico che come persona. Mi sento più pronto a tutto: prima ero più complicato, mentre ora sono diventato più…. “essenziale”. Ecco, questa parola credo definisca bene l’evoluzione umana e tecnica”.
Il momento più bello?
“Il ritorno a casa dopo i festeggiamenti della promozione in A1. Ho assaporato tutti i 6 anni di prima squadra nei 45’ di macchina del ritorno. Sono un tipo un po’ così, per godere sino in fondo delle cose ho bisogno di un attimo di solitudine. Ho provato una sensazione di soddisfazione e felicità immense. Allo stesso livello metto alcuni momenti speciali: la salvezza a Savona, la vittoria con Albino dopo tre supplementari in A3, la trasferta a Pordenone nel primo anno di A2, il pre-gara della finale di Coppa Italia, gara 1 di playoff a Orvieto. Sono i momenti in cui ho sentito di avere in mano una squadra formidabile, capace di “andare oltre”, proprio come sognavo di ottenere”.
Il momento più difficile?
“Quando abbiamo perso con Alpo lo scorso anno. Ho pensato che non avevo più altro da dare, che ero finito. E invece dopo 48 ore ho avuto chiaro che non dovevo più aggiungere nulla, che con quella sconfitta avevamo fatto tutto quel che serviva per provare a vincere davvero, e mi sono rimesso in pista”.
Il momento più strano?
“Sicuramente l’arrivo a Costa per gara 2 contro Alpo, in macchina con la mia famiglia e i miei genitori. Non era mai successo: mentre guidavo pensavo che vincendo sarebbe stato il finale perfetto”.
C’è stato un momento di svolta in questa stagione, che ti ha fatto credere ancora di più all’A1?
“Ci ho creduto fin dall’inizio. Vincere le prime due partite della stagione in condizioni di emergenza mi ha dato la misura della maturità e della consapevolezza che avevamo. Ho sentito la presenza vera dell’A1, invece, solo dopo che avevamo vinto la serie di semifinale. A quel punto ne passavano 3 su 4, e ho realizzato che non ci sarebbe mai potuto succedere di non farcela dopo quanto successo lo scorso anno e con la crescita di questa stagione. In qualche modo ce l’avremmo fatta. Sensazioni…”.
Da quella sconfitta rocambolesca l’anno scorso contro Alpo alla rivincita di due settimane fa.
“Senza quella delusione non ci sarebbe stato quest’anno, non sono coincidenze. Le sconfitte ti plasmano se sei in un gruppo sano. Questo gruppo si è dimostrato incredibile in questo, come quello che al primo anno di A2 reagì a sette sconfitte consecutive con carattere e determinazione. Nessuno ha mai perso un solo secondo di tempo a cercare colpe a destra e a sinistra. Queste non sono coincidenze, queste sono le caratteristiche che fanno grandi le squadre”.
A chi vuoi dedicare questa promozione?
“Dedico la promozione a tutta la società e ai vari staff, alle giocatrici e a Bicio, che mi hanno dato totale fiducia e sostenuto sempre nelle mie scelte. Ovviamente la dedico alla mia famiglia, che ha sopportato la mia assenza da casa per 4-5 sere a settimana. Ora è tempo di dedicarmi un po’ di più a loro”.