MILANO – Un vero Piano Marshall o un aiuto agli amministratori amici? Il Dataroom firmato da Milena Gabanelli e Simona Ravizza per il Corriere della Sera analizza a fondo il programma di finanziamento per le opere pubbliche di Regione Lombardia, ovvero i 3,5 miliardi che da maggio vengono distribuiti ai Comuni lombardi e agli altri enti locali, battezzato appunto ‘Piano Marshall’.
La prima anomalia sottolineata dal CorSera è che nel 1947 si parlava di soldi che gli americani regalavano all’Italia, “qui invece la Regione si indebita fino ai prossimi 30 anni“. Sebbene ancora non siano definite le modalità di prestito, nei documenti ufficiali c’è il calcolo degli oneri da pagare anno per anno a iniziare dal 2022: “38,1 milioni di interessi e 62,8 milioni per la quota capitale”.
Eccezionali appaiono poi le procedure per scegliere come investire questi 3,5 miliardi: in tavoli territoriali e senza alcun bando pubblico. Eppure per cifre molto inferiori la Regione fa bandi, concorsi, punteggi e graduatorie. In questo modo ogni consigliere ha portato le proprie istanze al presidente Fontana, una procedura “talmente inusuale – evidenzia il Dataroom – che tra le forze stesse di maggioranza c’è chi ammette che Regione Lombardia ha innovato il diritto amministrativo sostituendo le leggi con il metodo della questua. Così il piano di rilancio della Lombardia si trasforma, in larga parte, in una legge-mancia“.
L’inchiesta si sofferma poi sulla distribuzione dei soldi e sulle appartenenze politiche degli enti locali, metodo che ha spinto anche l’Anci a chiedere delucidazioni. Su 1.507 Comuni presenti in Lombardia, solo 411 ricevono i soldi del ‘Piano Marshall-Fontana’ per un totale di 727 milioni di euro, “A incassare i finanziamenti sono per il 56% quelli di centrodestra, per il 22% quelli di centrosinistra e per il 22% le liste civiche” conclude l’analisi. E non passano inosservati i contributi ai Comuni di provenienza dei membri della giunta.
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