STORIE DELLA LINGUA ITALIANA:
IL CAVALLO DALL’ALITO PESANTE

furia“Furia il cavallo del West, che beve solo caffè per mantenere il suo manto più nero che c’è” cantava un vecchio motivetto musicale, ora a distanza di anni, siamo giunti a un dubbio. Sicuri che Furia si abbeverasse solo di caffè?
Una vera furia, indomabile, implacabile, assoggettata all’unico vizio del caffè. I danni provocati dal suo manto corvino sembravano aggiudicarsi a ben altro…di più forte.

Niente caffè ristretto, né caffè doppio, Furia sembrava apprezzare maggiormente le bevande ad alto tasso alcolico. Cintura di karatè, capo dei Moicani, più forte di un jet quando fa il pieno di fieno. Il carburante di Furia probabilmente era ben altro, per aver acconsentito a un simile sproloquio di pregi e la conferma viene dal famoso detto della lingua italiana: a caval dannato non si guarda in bocca.

cavallo-boccaFuria, tra notti brave e deliri di onnipotenza, faceva scalpitare chiunque al solo avvicinarsi a quella bocca dall’alito pesante, il nettare acidulo del post sbronza popolava le sue fauci e da qui il detto che sprona i temerari a non avvicinarsi mai agli equini in festa.

Seppur Furia fosse popolare alla movida a quattro zampe, non è all’alito pesante che occorre badare, perché è a caval donato che non si guarda in bocca, ciò sta a significare che tutto ciò che si riceve in dono va accolto senza essere schizzinosi sulla sua qualità. Furia avrà avuto i suo problemi di alcol o di abuso da caffè, fatto sta che se ci venisse donato un cavallo come lei andrebbe apprezzato per quello che è.

L’espressione deriva da San Girolamo che non ammetteva che si guardasse in bocca al caval donato poiché in quel periodo la stima dell’età del cavallo avveniva osservandone la dentizione e i cavalli più giovani erano maggiormente apprezzati, dunque non scrutandone i molari si poteva restare tutti equamente felici del dono ricevuto.

Martina Panzeri

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