È bello nel giorno atteso di Pasqua, leggere, ancora in Giovanni, questo brano con questa protagonista, se vuoi esser preciso è primattrice e solo seconda agonista. Comunque in questi tempi di insistite cronache violente e volgari contro le donne, è una donna redenta, ricca di una tenerezza struggente di riconoscenza, che le dà incredibile forza, anche forte di pianto, se vuoi, ad essere annunciatrice: apostola agli stessi apostoli.
Nel brano precedente era lo stesso apostolo amato a vedere i segni della resurrezione ed a credere, ma adesso è il pianto desolato, eppur tenace di passione e ricerca, di questa donna singolare, che ha sfidato le violente contrarietà della passione, per rimanere accanto, nella sua tenacia d’amore, sino alla morte. E prima dell’alba, dopo vegliata notte d’attesa struggente, è là al sepolcro: la pietra è rimossa, l’amore pulsa le vene, ma lui non c’è.
Chi me l’ha tolto?
Giovanni ha creduto, asciutto, capace d’una fede che si affonda nello spirito in quel modo acuto, quasi scarno in rigore che pare vibrazione di solo intelletto.
Ma è l’amore di Maria che sa indicarci. È sempre l’amore che dona pienezza d’umano al gesto più umano: quello profondo della fede. A quella pienezza appassionata, l’ha tratta un incontro, un incontro personale e vero, il dono di Gesù Signore risorto, che non sanno abbastanza distinguere gli occhi di carne.
Interessante la domanda dell’equivocato ortolano: “Chi cerchi?”; la stessa che le medesime labbra hanno sporto nel giardino fatale del tradimento a quei che era Giuda a guidare: “Chi cercate?”.
Ci sono ricerche di pianto e d’amore, e inchieste d’egoismo omicida nel cuore dell’uomo.
La fede è un incontro. C’è sempre un’offerta delicata come la domanda semplice di dove sia orientato il cuore: “Chi cerchi?” è rivolta anche a noi. Subito, se il cuore è aperto ci sentiamo chiamati per nome, proprio come Maria.
Allora la nostra fede, incerta nei passi, così spesso svagati, trova la luce, la forza vera che riempie l’umano, la fede che incontra l’amore offerto e si apre all’amore. A chi ama molto è molto perdonato: alla Maddalena è tanto, tutto perdonato perché ci si ponga davanti a incoraggiare le nostre tenuità
incerte.
Certo Giovanni, a vergare la pagina era sollecitato dai fatti, ma, a me pare ancor sicuro, gli risuonasse in cuore il Cantico della sposa che sfidava le ruvide guardie nella notte a cercare nel giardino l’amato.
Anche per noi è lettura efficace e definitiva questa di Pasqua come un incontro di ogni persona con Cristo. Questa di Maria – donna tenue e forte d’umanità rinnovata – e di Gesù, il Crocefisso-Risorto, è simbolo dell’incontro per sempre di vita tra Dio e l’umano: e vita nuova, risorta, immortale, tenace che ha vinto per sempre la morte.
La Pasqua del Signore è dono di vita, di creazione nuova: ogni realtà è ricreata in quel soffio di Spirito: ed io nella fede mi trovo risorto!
Don Giovanni Milani
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