In quest’ultima domenica avanti il Natale tutto è teso a quell’imminenza – già ce ne dicono le letture d’Isaia e Paolo –, poi la nostra antica tradizione ci porta l’accompagnamento più alto con la divina Maternità della Beata e sempre vergine Maria. Il brano del vangelo ci dà conto non tanto, né solo, di un fatto di storia, che pure è la più alta: ci dice l’evento, per l’umanità intera, certamente più significativo: l’abbassarsi, l’immergersi nella nostra vicenda di uomini nientemeno che di Dio; pure non possiamo pensare che Luca sia un puro cronista, uno storico al nostro modo. Il brano infatti, rivelando un profondo conoscitore della Bibbia, si presenta come fine tessitura delle promesse messianiche dell’AT (Is 7,14, 2Sam 7,14.16, ad esempio). Non possiamo pensare che l’evangelista possa aver avuto confidenza così intima dalla Madre di Dio per un fatto tanto personalmente serbato nell’intimo quale l’incontro dell’anima di Maria col Signore, il suo stesso creatore. Luca ce ne dà conto in forma molto più profonda che storica facendo vibrare a compimento gli antichi testi profetici.
Lo scopo di Luca è quello di «raggiungere la più elevata esaltazione del Messia e della Madre» (O. da Spinetoli) per comunicarla a noi. Già nel saluto dell’angelo troviamo alta densità teologica d’AT: in quel “κεχαριτωμένη” c’è espressa la pienezza del favore divino, della bellezza gioiosa che già pochi giorni fa abbiamo contemplato nella solennità dell’Immacolata, la senza peccato da sempre. La grazia, l’armonia con Dio, in lei, Maria, non è mai stata offesa da colpa sin dal seno materno, sin dal concepimento, ed ora il Signore le sorride compiaciuto fino a chiamarla in isposa. Non deve temere Maria, superi il turbamento per la grandezza dell’incontro e del compito fuor d’ogni pensiero, “l’Altissimo la coprirà con la sua ombra”. Riferimento non solo a rapporto sponsale, ancor più – nel richiamo antico – a presenza di Dio in Maria.
L’attesa di sempre nella Scrittura era in ordine alla promessa a Davide di una discendenza in regno eterno, nell’Emmanuele, tutela divina nel re, ma la realizzazione di quell’attesa si rivela in orizzonte nuovo: “Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo”. Gesù: il Signore salva, non solo nel nome, ma in tutto l’esprimersi dell’angelo sono tracciate nella persona del Salvatore le caratteristiche proprie divine. Celebriamo Maria Madre del Signore; se Giovanni il Battista ci è stato testimone e ci ha indicato nella storia il Signore, solo lei può introdurci al meglio nel mistero gaudioso e profondo della nascita di Dio tra noi uomini, uomo come noi a salvarci, a innalzare la nostra fragilità alta al Signore.
Don Giovanni Milani