ALL’OMBRA DELLE TUE ALI:
LA MUSICA CONCENTRAZIONARIA:
ANIMA LE PARTITURE DEI LAGER

LECCO –  Esiste un’energia che spinge i musicisti a far musica dinanzi al baratro della morte come i musicisti del Titanic che suonarono sino a poco prima che il transatlantico affondasse; mentre l’Europa affondava, spettava ai musicisti salvaguardare la civiltà. Sarà proprio tale energia “ai limiti del baratro” la protagonista del concerto, a ingresso libero, “All’ombra delle tue ali”, in programma per venerdì 8 marzo, alle 21, all’auditorium Casa dell’Economia.

Il baratro al centro del concerto è uno dei più terribili nella storia mondiale: quello dei campi di concentramento, prigionia, transito, lavori forzati, POW Camps, Stalag, Oflag e Gulag – aperti da Terzo Reich, Italia, Giappone, Repubblica Sociale Italiana, regime di Vichy e altri Paesi dell’Asse, così come da Gran Bretagna, Francia, Unione Sovietica e altri Paesi Alleati in Europa, Africa coloniale, Asia, URSS, USA, America Latina e Oceania dal 1933 (apertura del KZ Dachau) al 1953 (morte di Josif Stalin e amnistia dei prigionieri nei Gulag).

Il repertorio di quella che prende il nome di “musica concentrazionaria” – a cui il musicista pugliese Francesco Lotoro ha già dedicato trent’anni della propria vita, mettendo insieme un archivio di oltre 8000 partiture, 10 mila documenti multimediali e 3.000 fra pubblicazioni universitarie e saggistica sull’argomento compresa saggistica musicale prodotta nei campi – è stato creato da musicisti discriminati, perseguitati, imprigionati, deportati, uccisi o sopravvissuti di qualsiasi estrazione professionale, artistica, sociale, religiosa, nazionale: ebrei, cristiani, Sinti e Roma e altri del popolo Romanès, Euskaldunak o del popolo basco, Sufi, Bahá’í, quaccheri, geovisti, comunisti, disabili, omosessuali, prigionieri civili e militari. In breve, può definirsi musica concentrazionaria la musica creata in cattività o in condizioni estreme di privazione dei diritti fondamentali dell’uomo; autentico Patrimonio dell’Umanità, essa è una delle più importanti eredità della Storia universale ricevute dalla fenomenologia deportatoria.

Il concerto, prodotto da Intergea e dalla Fondazione Istituto di Letteratura Musicale Concentrazionaria, (ILMC) prevede musiche di Zrzavy, Schul, Goué, Coppola, Flothuis, Grunfeld, Kropinski, Hilsley, autori che hanno vissuto il dramma dei campi di prigionia e di sterminio della seconda Guerra Mondiale, all’interno dei quali la musica ha rappresentato per molte persone – poche delle quali sopravvissute – l’ultimo ma potente strumento di resistenza contro l’annientamento totale del corpo e della mente.

“La ricerca musicale concentrazionaria – spiega Lotoro – nutre l’ambizione di trasformare una immane catastrofe nella più grande possibilità che oggi l’uomo ha per migliorare l’arte, la musica, il pensiero creativo e le emozioni più profonde e insondabili dell’intelletto. Recuperare questa musica equivale a ricostruire scuole e ospedali distrutti dalla guerra, ripristinare processi educativi che si ritenevano irrimediabilmente compromessi da conflitto bellico e deportazioni”.

Orchestra di Auschwitz durante il concerto della domenica pomeriggio. Foto da https://www.fondazioneilmc.it

“Come una cattedrale agli occhi di un architetto rivela segreti e codici invisibili alla maggior parte della gente – conclude Lotoro – così una partitura scritta in cattività rivela verità storiche diversamente difficili da trasmettere tramite diari o lettere. Abbiamo restituito dignità ai musicisti e alla loro musica scritta su quaderni, carta igienica, sacchi di juta, cartoline o tramandata a memoria mentre erano ancora sui treni; non è stato possibile salvare la vita di numerosi musicisti deportati ma abbiamo salvato la loro musica e ciò equivale ad avergli salvato la vita nel suo significato universale, metastorico e metafisico”.

Interpreti: Complesso d’archi dell’Orchestra Sinfonica di Lecco diretto dal M° Francesco Lotoro; baritono: Angelo De Leonardis; oboe: Marino Bedetti; violini: Stefano Grossi e Antonello Molteni.