FORMIGONI VA IN CARCERE:
PENA RIDOTTA, 5 ANNI E 10 MESI
DALLA CORTE DI CASSAZIONE

ROMA – Severa sentenza della Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione nei confronti del lecchese Roberto Formigoni, 71enne, governatore per un ventennio della Regione Lombardia accusato di corruzione nell’ambito del cosiddetto “caso Maugeri“.

Lo scorso settembre la condanna in appello a Milano a 7 anni e sei mesi e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici – con forte aumento della reclusione inflitta in primo grado (sei anni); tra le motivazioni della sentenza, la pena massima prevista era stata comminata al ‘Celeste’ in quanto corrotto anche con “vacanze a spese altrui” nonché per i “profili di gravità, oggettivi e soggettivi” dei fatti contestati a Formigoni.

Il Procuratore Generale della Suprema Corte Luigi Birritteri aveva chiesto in giornata la conferma del pronunciamento di Milano, senza attenuazione della pena.

Questa sera, dopo sei ore di camera di consiglio, la Cassazione ha pronunciato la sentenza definitiva, riducendo la pena a cinque anni e dieci mesi, un “alleggerimento” che comunque non eviterà al lecchese il carcere. 

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I FATTI RICOSTRUITI DA ‘IL POST’
Secondo l’accusa, tra il 1997 e il 2011 – quando Formigoni era presidente della Lombardia – 61 milioni di euro di fondi della Fondazione Maugeri e del San Raffaele furono sottratti illecitamente e usati per pagare tangenti in cambio di favori e rimborsi ai due enti.
Formigoni, tra le altre cose, è accusato di aver ricevuto vacanze gratis e l’uso di un lussuoso yacht in cambio di decisioni favorevoli e rimborsi non dovuti. Nella vicenda erano coinvolti anche l’ex direttore amministrativo della Fondazione Maugeri Costantino Passerino, l’imprenditore Carlo Farina, l’uomo d’affari Pierangelo Daccò e l’ex assessore regionale Antonio Simone, questi ultimi legati a Formigoni dalla militanza in Comunione e Liberazione e accusati di aver gestito i conti correnti dove venivano versati i fondi sottratti.