CONTROCORRENTE/UNA CRITICA
A CHI HA FATTO SVENTARE
LA RAPINA A CIVATE

Caro Direttore, 
posso dire che il cittadino che ha sventato la rapina alla banca di Civate ha fatto una fesseria molto rischiosa?

Rischiosa non tanto per lui, ma per gli altri?
I clienti e il personale?

Non disprezzo il suo senso civico che lo ha spinto a chiamare le forze di polizia, sebbene una rapina in banca é una specie di ridistribuzione e se non ci sono violenze non é proprio tra i primi reati disgustosi ma a volte, e questo é un caso, il moto del proprio senso civico deve essere ponderato.
 
Chiamare le forze di polizia quando i rapinatori sono ancora all’interno della banca può, soprattutto se questi sono inesperti è molto tesi, provocare più danni che qualche soldo che cambia tasca senza permesso.
 
Il cittadino che ha dato l’allarme ha valutato che poteva essere visto? E ha pensato a come potevano reagire?
 
Di regola, in tutti i corsi antirapina che le compagnie assicurative, gli esercenti è appunto le banche organizzano mai e poi mai invitano o suggeriscono al personale ed ai corsisti in genere, di pigiare l’allarme o di rallentare l’azione criminosa. 
Suggeriscono di mantenere tranquillità e un comportamento collaborativo, memorizzando il più precisamente possibile particolari fisici, abbigliamento, segni identificativi come inflessioni di pronuncia, e, ove possibile, auto e targa dell’auto. Ci son poi le telecamere che faranno alla bisogna.
 
Non é una critica al cittadino che ha dato l’allarme e non significa promuovere il menefreghismo, però non sempre l’azione più giusta é anche la più corretta.
Se io fossi in banca, come dipendente o come cliente poco importa, preferirei cento volte di più che i rapinatori nel più breve tempo possibile prendessero i soldi e se ne andassero piuttosto che essere in mezzo tra la loro eventuale pistola e le divise delle forze di polizia.
 
Se poi ci aggiungessimo che le banche sono le prime artefici della crisi economica e finanziaria, i fatti sono lì a dimostrarlo, forse ha ancora ragione Bertold Brecht.
Paolo Trezzi