DADATI VS BOCCI, NUOVA PUNTATA: “VEDEVO IL QUESTORE SOLAMENTE
A CENE E COCKTAIL…”

DADATI VS BOCCICon un misto di nemmeno tanto velate minacce, di bugie denigratorie nei miei confronti, il tutto in perfetto linguaggio burocratico, che per sua natura non guarda al contenuto, bensì, solo alla forma, il responsabile provinciale della sicurezza di Forza Italia, nonché ex Questore di Lecco, Bocci, risponde non tanto a me, ma al rappresentante dei pubblici esercizi di Lecco, Marco Caterisano, che aveva riaperto un dibattito fortemente critico sulla chiusura del centro storico di Lecco in occasione della serata dedicata ai delegati della Conferenza Nazionale del Turismo che si svolse a Lecco il 17 ottobre 2010.

Risponde con arroganza senza spiegare con chiarezza e fatti i motivi della sua scelta.
Dice che la scelta fu presa alle riunioni sull’Ordine Pubblico in Prefettura, ricordo bene la frustrazione dell’allora Presidente della Provincia, Daniele Nava, e del Sindaco di Lecco, Virginio Brivio, che al ritorno da quegli incontri, riferivano a me ed al collega assessore al Turismo del Comune, Armando Volontè, che proprio Bocci era un muro di gomma, non si riusciva a convincerlo a cambiare idea, non voleva rischiare nulla ed aveva scelto la via più facile per lui: la blindatura del centro.

Ricordo l’amarezza dell’Unione Commercianti Lecchesi che a loro volta provarono a far cambiare quella decisione.

Certo, avevano annunciato la loro presenza contestatrice i ragazzi di Qui Lecco Libera, come succedeva sempre, ma non mi sembrava un grande problema e secondo me era anche un loro sacrosanto diritto manifestare. Parliamo di Paolo Trezzi e Duccio Facchini, brava gente, gente che combatte le mafie, non delinquenti. Persone con cui io mi sono sempre confrontato a viso aperto, anche avendo modo di crescere ascoltando le loro idee, spesso diverse dalle mie.

Detto questo, ad un’affermazione rispondo: accusarmi di cambiare partito politico quando cambia il vento è una bugia grande come una casa, semmai è il contrario: mi iscrissi al Fronte della Gioventù a 16 anni, quando era il 1980, abitavo a Piacenza, non era semplice essere in quel movimento allora, dopo qualche anno smisi di interessarmi alla politica, votai sempre MSI, e con Alleanza Nazionale, trasferitomi dai miei parenti lecchesi, riiniziai a fare politica attiva, quando AN si sciolse nel PDL la seguii, quando il PDL si sciolse e rinacque Forza Italia la seguii insieme al mio caro amico, l’ex Ministro Altero Matteoli. Ebbi un periodo in cui decisi di lasciare i partiti, perché nauseato, e lo feci rinunciando ad ogni incarico e compenso, dimettendomi volontariamente per coerenza, unico nella storia del territorio a mia memoria, così fondai un movimento, Rinascimento Italiano, e che portai a fare l’apparentamento per le ultime elezioni politiche con il PDL i piena coerenza con la mia storia politica, ricordo la riunione presso la sede romana presenti: Matteoli, Gasparri, Verdini e Lupi.

Quando ci furono le ultime elezioni regionali, mi senti di dichiarare pubblicamente che avrei votato Umberto Ambrosoli, e lo rifarei, perché, forse Bocci non lo sa, ma sono un Carabiniere in congedo, iscritto all’Associazione Carabinieri e in passato membro del nucleo di Protezione Civile dell’Associazione, e la famiglia Ambrosoli ha pagato un duro prezzo nel fare il proprio dovere nel modo più dignitoso che sia possibile immaginare. Giorgio Ambrosoli è per me uno dei Padri dell’Italia, purtroppo pochissimo ascoltato e per nulla imitato. La Regione usciva da scandali e comportamenti davvero negativi, con strascichi giudiziari che continuano ancora oggi. Roberto Maroni è certamente una persona stimata e stimabile, è stato un ottimo Ministro della Repubblica, è una persona di valore, oggi un bravo Governatore, ma per me, nel mio essere idealista, Umberto Ambrosoli, con la sua storia e la sua carica di civismo, fu la scelta naturale.
Io non posso giudicare Bocci per il suo lavoro, perché gli unici posti in cui lo vedevo erano cene, eventi, cocktail a cui partecipavo con grande imbarazzo e crisi di coscienza, con lui c’erano rare discussioni mondane o di circostanza, non andò mai oltre.
L’unica volta che ci ebbi a che fare fu quella della Conferenza Nazionale del Turismo ed ancora oggi porto con me l’amarezza.

Posso, però, esprimere un giudizio nei confronti dei suoi sottoposti, ispettori, funzionari e agenti della Polizia di Stato di Lecco con cui ho avuto tantissime occasioni di confronto e lavoro: persone fantastiche e professionisti veri che hanno tutta la mia stima.

Fabio Dadati