CARTAVETRATA/GIOVANNI COLOMBO ULTIMA PORTATA: FRUTTA

E un bellissimo inizio di fine settimana. Si parte per la trasferta sportiva. Io e il mio piccolo tigrotto. C’è un trofeo fuori regione. Il papà è a casa con i felini più grandi che hanno scuola, io vado a riposare e fare il tifo.

Sul pullman i bimbi più grandi smanettano con le loro cuffie e consolle, gli altri dormono.

E’ stata una levataccia. Noi genitori possiamo rilassarci e Barbara, la mia vicina di posto – siamo cresciute assieme dall’asilo fino alla sala parto, ci guardiamo un poco di notizie su tablet e smartphone e ci scambiamo opinioni, pareri, impressioni.

E a proposito di impressioni ci imbattiamo in una notizia/video impressionante.

La Lectio magistralis di Giovanni Colombo. Il consigliere comunale di Lecco con la pochette verde.

Sarà che siamo giusto all’altezza del cartello Gardaland ma ci viene da ridere. Con spavento.

Vi faccio un riassunto del tutto.

Le ululanti dichiarazioni politiche del consigliere comunale Colombo costituiscono già per conto loro, nella recente storia lecchese, un corpus impressionante.

Ma sarebbe ancor poca cosa se l’uomo non sapesse servirle con un gergo da libretto d’opera, insieme aulico e squassante, capace di trasformare anche il più insulso dei momenti politici che lo riguardano (cioè: tutti) in una ferale resa dei conti. Con se stesso.

Ecco che Colombo, per esprimere il suo impetuoso sprezzo per la mafia, l’ndrangheta locale, porta una prova inconfutabile, granitica: “Palermo mi ha spinto giù dalle scale del Comune”.

Ora: chi volesse spendere posizioni ostili contro questa Metastasi che ci sta travolgendo come città e come politica, avrebbe l’imbarazzo della scelta: le intercettazioni imputate al Sindaco di Valmadrera Marco Rusconi, gli sms allarmanti del Sindaco di Lecco Virginio Brivio, le pizzerie ed attività gestite dai clan, gli incendi dolosi sull’alzaia del lago, gli imprenditori brianzoli finiti in galera, e 101 altri esempi locali.

O usare per esempio un roboante plateau di ostili aggettivi per stigmatizzare l’atteggiamento della politica lecchese nei confronti della mafia stessa: debole, indecisa, velleitaria, oscura, impotente, arrancante, fragile, titubante, evanescente, complice.

No. Nulla di tutto questo.

Colombo Giovanni dalla pochette verde. per esprimere pubblicamente il suo impetuoso sprezzo per la mafia, l’Ndrangheta locale, porta una prova inconfutabile, granitica: “Palermo mi ha spinto giù dalle scale del Comune”.

E poi, come un cacciatore con la sua preda sotto tiro rincara: “non siamo tutti uguali come si vuole far credere, io in Consiglio Comunale ad Ernesto Palermo gli ho dato del mafioso. Gli ho detto che aveva metodi mafiosi. Non sapevo che lo fosse, però gliel’ho detto, anzi se l’avessi saputo sicuramente non l’avrei fatto, non gliel’avrei detto”. (vedi videointervista di lecconews)

Bisogna avere proprio la visione del mondo mascagnana del consigliere leghista Giovanni Colombo per arrivare ad accartocciarsi così rocambolescamente nell’autoimpiccagione.

Se l’avessi saputo mica gli dicevo che atteggiamenti erano i suoi. E di colpo il consigliere leghista si iscrive al corposo partito: Forza omertà.

Vede onte da lavare, duelli rusticani, onorabilità in pericolo laddove arranca, la politica e i politici persi in una palude di compromessi, pietosi l’uno dell’altro, in fondo, perfino tra avversari acerrimi…

Per questo Colombo la prossima volta in Consiglio comunale si presenterà o in schioppo e cappello piumato o con la cera per pavimenti e scale. Non ha ancora deciso.

Certamente però un fragore di grancasse ne saluterà l’ingresso.

Sul pullman intanto è tempo di frutta: con evidente tempismo….

 

 

carta vetrata firma

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NOTA

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