ALTA L’ADESIONE ALLO SCIOPERO DELLE MENSE A LECCO

mensaLECCO – Giornata di passione nelle mense lecchesi, dove i bambini hanno perlopiù disertato le tavole scolastiche, consumando un pranzo al sacco nelle classi o tornando a casa prima delle lezioni pomeridiane.

Tanto per dare qualche dato abbiamo alcuni plessi che si sono attestati intorno alla metà degli alunni rimasti per pranzo a scuola, come la primaria “Sauro” di Germanedo o la secondaria “Stoppani”, fino ad arrivare a scuole che hanno aderito massicciamente come la primaria “De Amicis” del centro, la  primaria “Diaz” di San Giovanni, fino ad arrivare nel caso estremo della “Oberdan” di Belledo, con soli tre alunni rimasti in mensa.

Ci sono state anche altre situazioni in cui le scuole non hanno aderito, come per esempio la primaria e scuola dell’infanzia “Santo Stefano” e la secondaria “Nava”

Tante  le problematiche sul piatto, una su tutte l’insoddisfazione lamentata da alcuni genitori per quello che viene considerato un rapporto qualità-prezzo insoddisfacente. Il prezzo del buono mensa si aggira infatti intorno ai 6 euro, ma alcuni genitori lamentano piatti freddi, scotti, menù che non vengono rispettati.

DSCN9955

Ci racconta Matteo Codecasa, uno dei referenti della “commissione mensa”, che l’appalto per la distribuzione dei pasti scadrà a breve, ma la prospettiva è che lo stesso fornitore vinca ancora la gara per erogare questo servizio, in quanto l’unico abbastanza grande da  servire tutte le scuole del lecchese. Era stato chiesto al comune di suddividere il bando in piu lotti, così da dare la possibilità ad aziende del settore più piccole di entrare nella gara, incoraggiando pratiche competitive vantaggiose in grado di influire su qualità e prezzo per chi usufruisce del servizio. Il lotto è invece rimasto unico, creando di fatto, dice Codecasa, un bando con un solo concorrente: “Il Comune lamenta il fatto che non siamo collaborativi, ma facciamo notare che siamo alla fine dell’anno scolastico, e prima di questo momento abbiamo sollevato molte volte delle criticità, ma non abbiamo avuto risposte soddisfacenti. Dobbiamo difendere i nostri interessi. I fornitori sanno bene come fare a difendere i loro, noi dalla nostra abbiamo avuto uno strumento di dubbia utilità, le riunioni di circolo di qualità, durante le quali l’azienda che distribuisce i pasti faceva quattro chiacchere, ma poi nel concreto nulla di fatto”.

Paolo Baruffaldi