LINEELECCO PRIVATE: OK
DAL SUPER TECNICO. MA
“IL DIAVOLO E’ NEI DETTAGLI”

ponti marcoMILANO – Una voce contro corrente quella di Marco Ponti, esperto internazionale di economia dei trasporti e docente del Politecnico di Milano, assolutamente favorevole all’attribuzione della gestione dei trasporti pubblici attraverso una gara: “purché ben fatta“. Anzi ritiene la soluzione, la più di sinistra possibile, perché introduce efficienze, trasparenza ed abbassa i costi dei servizi sostenuti dalla collettività. Dalla descrizione si capisce che si tratta non di una privatizzazione come siamo abituati ad intenderla, ma di una soluzione ibrida in cui il privato viene blindato da alcune regole stabilite dal pubblico e dall’incarico a tempo.

Un discorso complesso che  viene spiegato con semplicità: “L’ente pubblico, il Comune, deve tutelare l’utilità pubblica che è estranea al modo in cui il servizio viene prodotto. La privatizzazione, in sé, non comporta alcuna diminuzione della socialità del servizio (in termini di tariffe, linee, ecc.), quando questo è regolato da un contratto di servizio“.

“La gara elimina i conflitti d’interesse”
Si sa che il privato deve fare profitto e poi è sempre il pubblico che finisce per pagare: “In presenza di una gara ben fatta è il Comune che decide quanto vuole spendere, quali servizi erogare e quale tariffa far pagare ai cittadini. Se poi a quelle condizioni l’operatore efficiente realizza profitto, beh è affar suo. Anzi se la società non è più del Comune, si potrà mettere in gara il contratto di servizio, senza più conflitto di interessi (un ente giudice e anche concorrente, per cui la gara è del tutto finta, come è successo ovunque finora…)“.
Pur non riferendosi al caso di Lecco, a questo punto Ponti ricorda che nel settore il solo costo del lavoro, nel settore privato si attesta intorno ai 38mila euro annui a lavoratore, mentre nel pubblico mediamente si aggira sui 50mila euro. Denaro che ovviamente i lavoratori non vedono.

Il voto di scambio
La differenza sta nelle inefficienze create da quello che il professore chiama “voto di scambio”: “In prospettiva la privatizzazione riduce i costi di produzione, a beneficio delle casse del Comune (ma anche di chi paga le tasse, o per altri servizi ecc.)“.
Implacabile, descrive il meccanismo di dispersione: “Tipicamente a dirigere queste società arrivano politici a fine carriera, con il trascinamento nella gestione delle relazioni precostituite. Così succede che i fornitori siano degli amici e sotto elezioni i nodi da affrontare vengano prorogati, gli stipendi dei dirigenti aumentino, si assumano inutilmente persone, difficilmente licenziabili. Denaro utilizzabile in altri servizi o negl’investimenti dei trasporti stessi viene assorbito così“.

linee_leccoLa gara, elemento di democrazia
La gara è quindi la medicina? “Sì, in presenza di etica e trasparenza, con un affidamento limitato nel tempo (fisiologicamente tra i 5 e i 7 anni). Dove c’è concorrenza, i costi non finisocno fuori controllo. Vince il soggetto che propone i costi più bassi ossia il più efficiente“.
Il docente è convinto, inoltre, che in un simile contesto i concorrenti rimasti fuori dalla gare si attivino come cani da guardia nel caso le regole d’ingaggio non  siano rispettate dall’affidatario, realizzando in tale modo il raddoppio del controllo già in capo all’ente.

Dettagli e “diavolo”
Tutto si deve svolgere in un contesto democratico, intima Ponti: “Visto che di denaro ce n’è poco, spetta ai cittadini decidere dove investirlo: se per i trasporti sussidiati, l’acqua potabile, i parchi, l’ambiente o la difesa sociale. I politici invece tendono a scegliere senza consultazione e senza dare spiegazioni“.
A chiusura avverte: “Il diavolo è nei dettagli…” Ossia: dipende da come vengono strutturate le gare.

Intervista di Nadia Alessi

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Biografia di Marco Ponti

Marco Ponti

Sono del ’41, ho una laurea in architettura al Politecnico di Milano. Ho studiato un pò negli Stati Uniti, poi ho lavorato nei trasporti in giro per il mondo per 13 anni come consulente per la Banca Mondiale. Ho fatto l’imprenditore (sempre negli studi di trasporti, la mia società si chiama TRT), poi ho incominciato a insegnare economia e a scrivere sui giornali, sono stato consulente di molti ministri dei trasporti e economici, con rapporti in genere difficilissimi, sono stato consigliere di amministrazione di due società pubbliche da cui mi hanno cacciato, sempre a causa delle mie idee, adesso sono professore ordinario di Economia al Politecnico di Milano (in fase di pensionamento), sono responsabile di un gruppo di ricerca internazionale sulla regolazione economica dei trasporti, e collaboro con la Commissione Europea.

Sono stato definito a suo tempo da un collaboratore del ministro Lunardi un pericoloso comunista-liberista, cosa di cui vado molto fiero.

(dal blog del professore sul Fatto Quotidiano)