MERCATO/I VU CUMPRA’ DI CASA NOSTRA (LUI NON PAGA LE TASSE PER ESSERE QUI A VENDERE)

LECCO – Come ogni sabato vado al mercato per la spesa settimanale. Approfitto che i figli sono a scuola e mio marito a buttar via il fiato lungo la ciclabile a Rivabella. Vado di prima mattina. Scelgo così con più calma e varietà il meglio.

Lo insegnano anche a Master Chef. Una brava cuoca la si vede dai prodotti che compra. Dalle primizie che trova al mercato e dall’orario in cui ci va. La mattina ha l’oro in bocca.

Il Mercato di Lecco è affascinante una distesa di bancarelle, profumi, cinguettii, colori, abiti stesi al sole come bandiere, girarrosti che scoppiettano e patatine che croccano. Cartellini dei prezzi fatti ancora a mano. Vociare di commessi e mani che gesticolano, dita che tastano, nasi che annusano, portafogli che si aprono. Scontrini che non si battono.

E’ un grande bazar c’è chi dice che son 150 c’è chi son 100 le bancarelle.

Loro. Tutti. Comunque voglio venire in centro. Ora perché ci possono stare solo i vu cumprà? Lo senti dire da dietro ad ogni banchetto.

Ti giri e lo senti quello che mentre ti imbusta 2 chili di cipolle rosse di Tropea (in agrodolce sono la fine del mondo) e due mazzettini di insalata soncino (il salmone con soncino e finocchi l’avete mai provato?) impreca contro i vu cumprà e le tasse che non pagano.

Lo senti sussurrare dal giovine che sta decantando come gli sta bene quel maglione a righe al figlio di una cliente. Sembra Missoni, il golf, ma non lo è, sembra più l’omino gommoso della Michelin.

“Questi qua non pagano le tasse”.

E tu pensi che si sarà anche vero – è vero – ma vendono due accendini in croce, un cane di pezza che scodinzola, il loro banchetto è un cartone ricurvo ed un lenzuolo spiegazzato. Occupano la metà della metà di un normale banchetto al mercato.

“Noi qui ci facciamo un mazzo dalla mattina alla sera”, Non c’è pioggia, sole, o freddo che tenga, noi siam qui. Sempre. Siamo una famiglia. Ci conosciamo tutti. Siam la tradizione. Noi prima o poi ci incazziamo.

Poi non fai in tempo a mettere i sacchetti nel cestello della bici e vedi vigili postini con sacchi di posta. Ingiunzioni di pagamento. Più di un terzo dei banchetti che vedo sono un abbaglio.

Su 150, ben 54 non han pagato la tassa comunale di occupazione. Me lo dice il vigile che è rimasto in macchina. Un terzo degli ambulanti non ha pagato nel 2013 l’occupazione del suolo per mettere il banchetto.

150 ambulanti che formano con le loro bancarelle il Mercato di Lecco del mercoledì e del sabato. 1 su 3 non paga. Oltre il 33%. Incassa ma non paga.

Sabato voglio vedere un cartello del Sindaco in fianco a quello dei “pomodorini 1a scelta Sicilia 2,80€”, “Pantalone taglia 48 20€”.  Voglio vedere su queste bancarelle: “Cara Casalinga se proprio vuoi fai la spesa qui ma sappi che lui non paga le tasse per essere qui a venderti quello che tu invece paghi”.

Ma questo non succederà. So mica vu cumprà.. qui di Comandanti Morizio e tutta il plotone mica si vedono a far retate.

Tu parcheggi a 1,50€ l’ora ma se non paghi te ne prendi 50 di multa? Camuffa la macchina come se fosse una bancarella. Non pagherai.

La Tares è troppo cara per te cara Casalinga? I sacchi fuori sulla porta impacchettali e mettici l’etichetta del prezzo, poi stendili su una bancarella. Non pagherai.

Pensa il destino balordo. Al Mercato non c’è più posto per nuove bancarelle ed invece ce ne sono 50 che non esistono all’Ufficio Tributi del Comune.

A provare a chiederglielo chi l’ha detto che i vu cumprà del lungolago non siano disposti a pagare loro l’occupazione alla Piccola? Quei 50 ambulanti stan portando via il posto a persone che vogliono mettersi in regola. E che porterebbero incassi al Comune.

Alla luce di queste notizia, credo che il problema non sia più un reddito di cittadinanza, ma piuttosto un’indennità di cittadinanza. Nasci lecchese, insomma, qualcuno ti dovrà pur risarcire, no?

Dai tutti in coro… insieme ai vu comprà di casa nostra: alla Fiera di Lecch pereppepè poropopò, con una busta il messo del Comune di corsa arrivò. E venne l’ambulante, che si mangiò la busta, che al mercato il messo del Comune portò.

Al Fiera de Lecch pereppepè poropopò, con un’altra busta un altro messo del Comune di corsa tornò.
E venne un ambulante che morse il messo, che si ingoiò la busta che al mercato il messo portò. Alla Fiera de Lecch pereppepè poropopò, con un’ultima busta ancora un altro messo del Comune di corsa arrivò. E venne il bastone, che picchiò il messo, che ri-ingoiò la busta, e che dal mercato di corsa scappò.

E non ci ritornò.

C. V.