APPELLO DA GALBIATE: “SALVIAMO
I CANI DEL LAGER DI VIGNOLA”

IMG-20140114-WA0007GALBIATE – Riceviamo e divulghiamo una lettera aperta firmata da Deborah Pasetti, volontaria dell’UGDA da tempo impegnata in una battaglia per la libertà di alcuni segugi “detenuti” in un serraglio nella frazione galbiatese di Vignola.

Eccone il testo, un aggiornamento rispetto alla triste vicenda di cui viene dato conto anche in questo caso:

A Vignola (frazione di Galbiate), vicino alla ridente e moderna città di Lecco, patria della paladina degli animali, Michela Vittoria Brambilla, ormai da anni esiste un serraglio  che inizialmente deteneva  17 cani segugi. Questi cani, adibiti alla caccia, venivano nutriti così  poco da  presentare segni di denutrizione evidentissimi……costole fuori per esempio.

Erano talmente affamati che per fame, per non morire,  riuscivano a scavalcare la  recinzione, scalandola letteralmente, con le zampe , con i denti , per poi scappare , fuggire e uccidere qualsiasi animale trovassero sulla loro strada. Conigli, gatti domestici , galline, tutto quello che era possibile, per mangiarlo.

IMG-20140114-WA0000I cani hanno sempre terrorizzato letteralmente il circondario, perché un cane affamato rappresenta SEMPRE un pericolo.

Nel corso degli anni sono usciti innumerevoli articoli sui giornali locali, i cittadini hanno sporto denunce e raccolto firme chiedendo al sindaco e agli organi preposti di intervenire, ma quello che si è sempre ottenuto è solo stato l’accalappio dei poveri animali per essere restituiti al proprietario, una lista innumerevole di multe mai pagate, e l’obbligo di chip per i cani, perché inizialmente ne erano sprovvisti.

I cani, i mostri, i demoni del serraglio di Vignola.

Per anni la stessa storia, fughe, uccisioni, restituzioni  sino ad oggi.  I cani sono rimasti in tre. Tre sopravvissuti per una situazione praticamente immutata.

Denutrizione , fughe, uccisioni di polli, galline, gatti  e i cani sempre e ancora restituiti al padrone, sino all’intervento mio che dopo aver chiesto aiuto a varie associazioni, ho ricevuto informazioni e supporto  SOLO ED ESCLUSIVAMENTE da Paola Suà dall’UGDA che mi ha consigliato di  di contattare e segnalare la questione al Ministero della Salute e all’ ASL di Lecco,  mentre loro avrebbero chiesto l’intervento di “Striscia la Notizia”.

 IMG-20140114-WA0006Non posso elencare il numero incredibile di mail inviate, e di telefonate fatte,  per richiedere un intervento risolutivo perché i cani venissero tolti al loro “padrone” non solo per ovvio maltrattamento, ma perché rappresentavano anche un pericolo per tutti.

Durante una delle mie visite sul posto, poco distante dalla rete dalla quale posso vedere i cani, e attraverso la quale tento di sfamarli ormai da qualche mese, ho avuto modo di vedere che oltre la malnutrizione vivono in  ambiente sporco, inadatto e infestato dai topi. Mi chiedevo come fosse possibile che l’Asl ritenesse idoneo un posto del genere.

Ho visto avvicinarsi i cani, questi  “diavoli” affamati e assetati di sangue… talmente docili, da guardarmi con i loro occhi imploranti per avere una carezza. Vederli appoggiare la loro testa scheletrica vicino alla rete, spingendola leggermente, per avere un contatto con una mano amica…e capire e avere ancora la conferma, che il demonio, non è MAI l’animale, ma la BESTIA che affama l’animale e la maltratta.

Neanche qualche giorno dopo, un’altra fuga dei cani che accalappiati , hanno trascorso qualche giorno al canile di Lecco, dove sono stati nutriti ma poi resi al proprietario (per uno di essi si è reso necessario il ricovero presso un veterinario perché l’animale era troppo debole).

Durante una delle mie quotidiane visite ai cani, ho notato che uno di essi aveva una zampa rotta. Nuovamente ho chiesto l’intervento dell’Asl che questa volta, dopo (nr. di telefonate, mail, intervento di striscia…) ha finalmente riconosciuto a parole  il maltrattamento e depositato il tutto in Procura.
Pensavo che da lì a pochi giorni i cani sarebbero stati liberati, io ed un altro privato avevamo inviato richiesta formale di essere i  custodi giudiziari di questi cani, per  quello con la zampa rotta avevo già predisposto e organizzato l’ intervento e  il ricovero. FINALMENTE CE L’AVEVO FATTA!

E invece no.
E’ passato più di un mese.
I cani sono ancora nel serraglio , compreso quello con la zampa rotta.

Al freddo, sotto la pioggia, sempre loro e i loro occhi.
Tutti i giorni, porto loro qualcosa da mangiare, passato con la forchetta attraverso la rete, senza farmi vedere, come se la fuorilegge fossi io.

La loro riconoscenza per così poco e la mia promessa di portarli via da lì, non mantenuta, perché , perché , perché l’Italia è tutta una unica, altro che nord e sud.

E’ scavando, quando hai bisogno della Legge, che ti accorgi dove vivi e ti accorgi che tutte le parole, le trasmissioni ,  i dibattiti…sono capriole di parole, fumo ,  licenze poetiche, perché un cane con una zampa rotta, denutrito, affamato , pretende di essere salvato se esiste la Legge.
E’ la base.

E solo  una rete lo impedisce. Quella fitta del disinteresse delle organi preposti, della Legge, delle guardie eco zoofile latitanti, delle migliaia di associazioni animaliste che non alzano un dito se non per manifestare  e che non intervengono nei casi PRATICI E BASILARI, laddove servono!

Questa la storia di come vanno le cose. Questa è la storia dei cani di Vignola.

Ve li presento. Spero che diventino  famosi così da poter avere anche loro l’attenzione di tutti.
Spero lo diventino davvero, ma da vivi.

Deborah Pasetti