CARTA VETRATA/REDDITI:
“DISUBBIDIENZA CIVILE
E FACCIA TOSTA”

LECCO – Se questa società dovesse compensare le sofferenze dei poveri con la gloria dei ricchi, sarebbe schifosamente ingiusta ma avrebbe un suo senso. Non è così. Si va anche oltre.

Ho visto, l’altro giorno, un imprenditore brianzolo prestato alla politica, sezione Hazzard di Lecco, arrampicarsi sui vetri per non dire pubblicamente quanto guadagna. Come la Legge gli imporrebbe, salvo condonarlo se paga una multa che, se anche applicata nella sua punta più alta, è meno dello stipendio mensile che percepisce da Assessore.

Sto facendo “disubbidienza civile”, dice, per motivare la non presentazione della sua dichiarazione dei redditi. E tu pensi ai ragazzi che negli anni sessanta andavano in galera pur di obiettare civilmente e non fare il servizio di leva militare, pensi ai ragazzi e alle suore del G8 di Genova di inizio millennio, a mano alzate contro la celere a fare disubbidienza civile e a prendere, gratis, lacrimogeni e manganellate dalla polizia, pensi ai volontari delle Botteghe del commercio equo che illegalmente, 15 anni fa, facevano disubbidienza civile e importavano clandestinamente datteri dei contadini iracheni contro l’embargo internazionale che mirava a Saddam ma ne affamava il popolo.

Ti immagini tutto questo e non ti viene in mente, mai, sempreduro dissubbidiente Volontè.

Lui lo associ a tartine e canapè di fois gras, a flaute di champagne Blanc de Blancs, a vacanze sulle nevi o tropicali. Un atto dovuto, solo per pavidi sanabile con una multa, lo ammanta invece di epiche battaglie civiche.

Di disubbidienza civile:“Naturalmente non ho nulla da nascondere il mio gesto vuole essere un piccolo atto pubblico di disubbidienza civile per sottolineare come l’attuale Legge sulla pubblicità dei redditi degli amministratori pubblici sia – a mio parere – anacronistica e priva di senso” .

Ad ogni sortita del genere noi casalinghe inacidite ci diciamo: ”Ecco, è fatta, si è fregato con le sue mani, chissà il coro di pernacchie”. Ma il giorno dopo, il giorno stesso, scopriamo che una buona fetta di lecchesi, di pensionati e operai all’ora della mezza al cantun dei ball ha gradito l’ennesima esibizione di genitali del nostro Provvidenza sempreduro Assessore per il quale questa città Claretta evidentemente trepida.

Un libero cittadino che ha avuto il coraggio civile di opporsi ad una Legge ingiusta dello Stato la quale chiede e pretende trasparenza in primis dalla Politica. Dai politici.

A perfezionare l’aurea ecco la stampa tutta a dare notizia, enfasi e pacche sulle spalle al nostro. Disubbidienza civile per non aver voluto presentare la dichiarazione dei redditi. Quei redditi che erano 195.463 euro nel 2009; 216.713 nel 2010; 253.326 nel 2011. Pensateci, pensiamoci, troviamo una scusa anche noi per disubbidire.

Ci penserà poi sempreduro Volontè ad ammantare di reconditi significati rivoluzionari il vecchio ticchio italiano di farsi gli affaracci propri o di spacciarsi per un povero vessato dalla burocrazia e dallo Stato.

Un eroe, in questo caso che non ci piace, non può piacere a chi, adulto, conosce il valore del limite e delle regole, che è la misura della democrazia. Ma almeno una cosa a sempreduro disubbidiente Volontè gli va riconosciuta con le scuse addotte per non presentare la sua dichiarazione dei redditi: un incredibile coraggio. Che è qualcosa di più, seppur simile, della faccia tosta.

C. V.