DON GIOVANNI MEDITA: V DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI

Il brano che ci è proposto è dei più noti tra quanti ci siano narrati nei vangeli, merita però che ci si rifletta ancora una volta e non lo si dia per scontato nella sola e ben nota narrazione. 

Badiamo: non vi è solamente la parabola del cosiddetto buon samaritano – che certo c’invita ad essere attenti al prossimo – vi sono insegnamenti ben più profondi che ci fanno pensare. “Un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova il Signore Gesù”: si tratta di interpretazione della Legge dunque, ma non solo, il problema non è solo di teologia. 

Il sacerdote ed il levita, probabilmente non evitano quel poveraccio per la loro durezza e insensibilità, ma per uno scrupolo di purezza legale, per potere accostarsi al sacro non contaminati da sangue. Qui Gesù, in modo evidentemente polemico, insegna che la purezza, non è quella dal sangue, ma dall’ingiustizia, così il Samaritano, eretico e straniero, diventa modello di giustizia. 

Il dottore della Legge, “volendo giustificarsi”, pone a tema chi sia il prossimo. E dobbiamo pure qui riflettere bene, non accontentandoci di pensare frettolosamente come il vangelo abbia allargato la categoria estendendola indefinitamente e negando la tesi più accreditata tra gli ebrei che la limitavano ai soli correligionari ebrei o forse ai giusti. 

C’è invece da riflettere sull’accostamento dei due precetti dell’amore per Dio e per il prossimo così da cogliere come Gesù abbia approvato la risposta del dottore della Legge per cui l’accento è prima sull’amore di Dio: “con tutto il cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente”, perché è proprio dall’amore di Dio che procede quello del prossimo: amore di Dio e del prossimo sono le due facce della stessa medaglia che è certamente battuta dalla zecca di Dio. 

Alla fine ed in profondo è l’immagine di Dio, come lo si conosca che conta davvero; anche qui ci è suggerito rifletterci: pensare il Signore nella paternità annunciata da Gesù o averne l’idea diffusa tra i dottori della Legge di raggiungerlo attraverso le osservanze legali: Dio è Padre o il legislatore e giudice? 

Dio ci ama per primo, ed è sul suo modello che noi dobbiamo amare: noi impariamo da lui l’amore, così il nostro amare trova in lui il suo senso e la sua origine e forse anche la misura: diviene così esteso da essere come quello di Dio: profondo e universale (“Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito” Gv3). 

Nell’AT, non era così chiara la luminosità dell’amore divino, così il senso del prossimo era facilmente circoscritto; l’annuncio evangelico apre decisamente prospettive nuove e ci manifesta pienamente l’amore di Dio nel suo ‘eccesso’ che si è rivelato a noi nel dono del Figlio Gesù Cristo inviato e sacrificato per noi sulla croce per darci la vita. 

L’intento di Gesù nella nostra pagina pare invitare (“Va’ e anche tu fa’ così”) ad agire nell’amore piuttosto che a costruire riflessione di pretesa teologia. 

È certo si rivolga pure a noi.

 

Don Giovanni Milani