LETTERA/GERMANO BOSISIO: “NETANYAHU E IL TERZO RAID O IL TERZO REICH?”

Pochi giorni fa seguivo con sempre più preoccupazione quella che i media definivano il terzo raid israeliano nel Libano con una decina di morti tra cui un importante esponente di Hezbollah.

Oggi, alla luce del massacro soprattutto di civili (almeno 600 con più di 50 bambini) che Natanyahu sta scientemente e cinicamente perpetrando nel sud del Libano il mio cervello non può istintivamente che produrre un cambio semantico e cioè trasformare quel terzo raid in Terzo Reich.

Vista l’ignavia di gran parte del cosiddetto “progredito mondo occidentale” siamo nei fatti, comunque la si chiami, alla legittimazione di una sistematica azione di annientamento di intere popolazioni civili, come del resto ancora in atto anche a Gaza e in Cisgiordania. Una disumana azione che non può purtroppo non richiamare alla mente quanto tristemente pianificato e attuato dalle orde naziste.

La motivazione-scusa sarebbe la tutela della sicurezza di Israele e del suo diritto ad esistere inseguendo i sanguinari terroristi di Hamas (e adesso anche di Hezbollah). A prescindere da ogni più che fondata considerazione sull’ineludibile effetto moltiplicatorio dell’odio perlomeno sui congiunti delle innocenti vittime civili, per smontare la strumentalità di questa tesi basterebbero le sistematiche violazioni del diritto internazionale che da anni, quindi ben prima dall’orribile inumano eccidio del 7 ottobre perpetrato da Hamas,  bande di coloni israeliani, con la tolleranza se non con la complicità dell’esercito, hanno praticato (come stanno ancora massicciamente perpetrando) in Cisgiordania ai danni di pacifici palestinesi nei territori a loro assegnati.

Inseguendo questa logica demenziale sarebbe giustificabile radere al suolo un intero palazzo e tutti suoi residenti perché all’interno vi è asserragliato un pericoloso quanto ignobile assassino.

Ma quale persona dotata di puro e semplice buon senso potrebbe considerare legittima e giusta questa cosa?

Quello però che più sconcerta ed indigna è l’asimmetria con cui quasi sempre i grandi media trattano quanto sta accadendo soprattutto in Medio Oriente, ma anche in Ucraina.

Basterebbe a mo’ d’esempio questo spezzone del Tg3 dal minuto 2 e in particolare il tentativo dell’inviata in Israele di equiparare, in velati modi utilizzati anche in altre simili occasioni, centinaia di morti libanesi (per fortuna l’altra inviata era più oggettiva) alle centinaia di razzi piovuti in risposta sul nord di Israele che al massimo hanno prodotto qualche lieve ferito. O contrapporre la città di Haifa apparentemente deserta per le ovvie preoccupazioni dei propri abitanti alle atroci immagini di intere quartieri palestinesi, e ora, purtroppo anche libanesi, letteralmente polverizzati dai bombardamenti israeliani con il loro terribile carico di vittime uomini, donne e bambini inermi.

Basterebbe anche vedere come ormai vengono solo marginalmente riportate le inequivocabili parole di denuncia del segretario Generale dell’Onu nei confronti dello stato israeliano – come altrettanto energicamente fatto nei confronti di Hamas e della sua inumana strage del 7 ottobre scorso –  e le sprezzanti risposte dei suoi rappresentanti. Come delle retoriche e inconcludenti dichiarazioni non accompagnate da fatti concreti (non solo nelle votazioni delle risoluzioni ufficiali) dai maggiori Stati Occidentali, che di fatto depotenziano l’operato stesso dell’Onu.

Vista l’ipotizzata visita all’Onu di New York ci sarebbe solo da sperare che si dia seguito alla richiesta di arresto per Netanyahu e sodali avanzata dal Procuratore Capo della Corte Penale Internazionale dell’Aia.

Del resto come non tener conto della pervicace arroganza e prepotenza del governo israeliano nell’ignorare la “disponibilità” iraniana a sospendere la loro risposta all’attacco missilistico su Teheran, peraltro simile al precedente su Damasco, entrambi Stati colpiti nella loro sovranità territoriale alla faccia dello stesso principio tutelativo invocato per sé da Israele?

Anche l’oggettiva escalation (molto probabilmente pianificata) della “rappresaglia” al bestiale attacco di Hamas del 7 ottobre, che ora addirittura coinvolge un ulteriore Stato e cioè il Libano, come pure il farsi beffe delle ripetute sollecitazioni degli Usa (per quanto rese ipocrite visto l’imperterrito invio di armi) è o non è l’ulteriore e palese dimostrazione del non voler nessun cessate il fuoco o almeno una tregua?

Non parliamo poi della rinnovata ipocrisia praticata in questi giorni anche in Libano (ma già attuata a Gaza, con centinaia di migliaia di sfollati) di invitare i civili a spostarsi, in un continuo zizzagare, da alcune zone per recarsi in altre dichiarate più sicure per poi invece sistematicamente bombardare proprio quei campi di rifugiati.

E pure sorge più di un dubbio sulla pur fondata considerazione di alcuni opinionisti circa il dovere di ben distinguere tra 2 tipi nettamente diversi di Israele (quello, da ricordare sempre, atrocemente vittima della Shoah e quello esecrabile dell’attuale governo israeliano) perché la logica del governo Netanyahu sembra purtroppo godere dell’appoggio della maggioranza del popolo, nonostante più che apprezzabili minoranze contrarie.

Del resto anche la Knesset (il Parlamento israeliano) ha votato una risoluzione contro la nascita dello Stato Palestinese.

Quello che rischia di essere ancor più grave è che questa sostanziale impunità faccia storia e che il “diritto” della forza a vantaggio del prepotente di turno prevalga nei fatti sul primato del vero Diritto, sia a livello internazionale che poi inevitabilmente ad ogni livello.

Occorre pur dire che realisticamente tutto questo, o perlomeno il suo rischio, è da sempre presente nella Storia dell’Uomo ma che oggi, all’alba del terzo millennio di una almeno presunta Civiltà, non solo regoli ancora i rapporti umani e tra gli Stati ma che addirittura lo consacri nei fatti come “normale” non potrebbe non segnare un arretramento complessivo ed autodistruttivo dell’Umanità tutta.

Certo ciò che spiace particolarmente a uno come me, che in tempi antesignani ha portato convintamente in “pellegrinaggio educativo” la propria famiglia da Auschwitz, è che quelle nere polveri incenerite di così tante innocenti vite rimaste in quei terribili luoghi e così indelebilmente impresse nella memoria, possano, ricomponendosi, oggi rigirarsi nella tomba (se ne avessero avuto una) vedendo ciò che alcuni loro “successori” stanno ingiustamente perpetrando nei confronti di altre povere inermi vittime.

E che farebbe forse dire loro che se oggi non ci fosse anche contemporaneamente una resistenza interna in Israele si potrebbe ben affermare che i peggiori antisemiti sono gli stessi attuali israeliani.

Germano Bosisio